Parossismi che sembrano non avere fine. A interrompere questi picchi sono solo intervalli che possono anche essere di breve durata. E’ questo il trend che connota l’attività dell’Etna. Un nuovo parossismo ha infatti scandito la dinamica del vulcano. Il cratere di riferimento è sempre quello di sud-est.
Il fenomeno ha preso corpo nel pomeriggio di ieri. Il meccanismo posto in essere dal Mongibello è una prassi che si ripete sistematicamente: si inizia con un’attività stromboliana caratterizzata per l’appunto da esplosioni. Da questa fase si approda rapidamente a quella del fontanamento.
L’attività del vulcano ha prodotto dei boati in ordine ai quali, dal punto di vista infrasonico, non sono state riscontrate delle differenze rispetto ad altri episodi. I boati, come ha ribadito il vulcanologo dell’Ingv Alessandro Bonforte, sono bolle di gas che esplodono.
Ovviamente sul fenomeno del rilascio di gas, incidono le condizioni meteo, i livelli di umidità dell’aria e le condizioni del vento. La fontana di lava ha prodotto due flussi lavici: uno verso sud-ovest e l’altro verso nord-nord-est.
Quest’ultimo si è snodato nella parte alta della Valle del Bove. Il parossismo ha generato una nube eruttiva dispersasi verso est-sud-est. Milo ma anche Guardia Mangano, Stazzo e l’acese in generale sono state le zone prevalentemente colpite dalla caduta di materiale piroclastico (cenere vulcanica) a seguito della conformazione di una nube stretta e lunga. La cenere è caduta anche a Santa Venerina e a Carruba.
Umberto Trovato