Da gloriosa azienda agrumaria fondata nel 1895 da William Sanderson e Arthur Barrett e che ha rappresentato uno dei rari casi di export di successo da parte di realtà industriali cittadine a “cimitero” di rifiuti speciali. Un cimitero reso tale da 42 anni di abbandono e disinteresse istituzionale, cioè da quando la ex Sanderson di Pistunina è stata dichiarata fallita da parte del Tribunale di Messina nel 1981.
Una complessa gatta da pelare per amministrazioni locali e regionali. L’area di 70mila metri quadri situata nella zona sud di Messina, infatti, è stata rimbalzata a più riprese tra Assemblea regionale siciliana e enti preposte alla gestione, con svariati interventi di messa in sicurezza e nessun progresso in termini di condizioni esistenti, che a oggi rimangono impietose come mostrano le immagini.
Una bomba ecologica fatta da fusti di oli minerali e sostanze simili a petrolio, con l’ipotesi non scartata che possano essere stati trasferiti in loco da qualche altra industria pesante in un periodo di certo più recente rispetto alla dismissione generale dell’impianto. Il tutto circondato da abitazioni, attività commerciali e, a pochi passi, dal mare.
Un mare e una costa negati alla città e su cui vige il divieto di balneazione con cartelli presenti già sulla via Consolare Valeria. Lo stesso mare che è stato inquinato dai liquidi pericolosi sversati per anni nel vicino torrente Zafferia e bonificati, con un investimento di 500.000 euro, solo nel 2015. La stessa data di quello che risulta essere l’ultimo intervento realizzato sull’area.
In quella che un tempo fu la portineria dello stabilimento industriale continua a capeggiare la scritta Sanderson, vagamente annerita dal passare degli anni ma con la fierezza dei tempi che furono. Dentro la portineria una vecchia Tv a tubo catodico, un frigorifero rovesciato, sedie divelte e rifiuti in ogni dove.
Gli stessi presenti all’interno dei capannoni rivestiti interamente da eternit e andati a fuoco a più riprese, con i messinesi che ricordano ancora la nube tossica che oscurò persino il sole nel luglio del 2007. Qui si respira il silenzio. Un silenzio tombale reso rigoglioso dalla natura che ha continuato a fare il suo corso coprendo l’area con piante rampicanti e erbacce di ogni genere.
La fabbrica di Pistunina si occupava della lavorazione di agrumi utilizzando caldaie che per funzionare bruciavano oli minerali e idrocarburi, per decenni rimasti abbandonati nei casolari divelti che si intravedono in lontananza e che l’ente di Sviluppo agricolo, su affidamento della Regione, ha in parte eliminato per la messa in sicurezza. Le denunce e le indagini giudiziarie realizzate nel corso degli anni, compresa quella da parte della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, sono terminate tutte con le assoluzioni del caso.
La possibile svolta sulla Ex Sanderson sarebbe potuta arrivare nel 2018 grazie all’impegno dell’ex sindaco di Messina oggi deputato all’Ars, Cateno De Luca. Il finanziamento di 25 milioni di euro previsto in finanziaria per la bonifica insieme al contestuale passaggio dell’eco mostro dall’Ente di sviluppo agricolo al Comune di Messina, non si sono però mai concretizzate.
La finanziaria, impugnata in un primo momento dalla Regione, è stata in seguito riabilitata dalla Consulta. Con le conferme verbali del passaggio di gestione a Messina ribadite nel 2020 anche da parte dell’allora assessore regionale all’Energia Pierobon. Poi ancora silenzio. E oggi la spaccatura istituzionale, come confermato dal vicesindaco Mondello: “La Regione disconosce se stessa. La Legge n.8 del 2018 aveva già destinato i fondi al Comune, con relativa gestione. Tutte le cose che avremmo voluto realizzare erano subordinate al recepimento dell’area per bonifica, cosa mai avvenuta. In sede regionale i nostri deputati daranno battaglia. Anche perché il progetto proposto lo scorso novembre dalla Regione, non è stato condiviso né col territorio né con le istituzioni”.
Il progetto da 50 milioni di euro della Regione, con bonifica e riconversione dell’ex Sanderson in un polo fieristico, vedrà comunque il Comune protagonista. Spiega ancora il vicesindaco: “Sono necessarie autorizzazioni ambientali, conformità urbanistica al piano e quindi la variante allo strumento urbanistico che dovrà essere approvata dal consiglio comunale”.
Nel frattempo abitanti e associazioni presenti sul territorio si stanno mobilitando per la costituzione di un coordinamento per la presentazione di idee alternative. Ma a oggi l’immobilismo della Regione prosegue. E un’intera area a sud di Messina resta interdetta alla città.
Hermes Carbone