Pezzi di Pizzo

Exodus Forza Italia

Nel 73 d.C. l’ultimo bastione giudeo dopo la caduta di Gerusalemme, Masada, dopo un lungo assedio cadde in mano romana. Da lì la diaspora degli ebrei nel mondo. C’è un’analogia, seppur più prosaica e provinciale, tra il ricovero di Berlusconi, di cui parlano le prime pagine di tutti i giornali nel mondo, e l’esodo ebraico.

La caduta di Gerusalemme può essere inquadrata, per la fragile democrazia italiana, nella caduta della Prima Repubblica, in cui i moderati italiani perdono il punto di riferimento, il pentapartito. Quello che ha di fatto resistito, come il fortino di Masada costruito per difendere il tesoro di Erode, anche qui un’altra analogia, è il corpo mistico di Berlusconi. Un totem dei moderati, delle loro virtù e dei loro vizi, contro quelle forze che volevano cambiare la loro esistenza, senza però assicurarne una migliore. I giornali e i commentatori politici si stanno avventurando, con estremo cinismo in alcuni casi, evocando capezzali, e quindi exitus, sul tendenziale stato di salute del Capo di Fininvest&ForzaItalia, preconizzando futuri, eredi, successioni.

Gli stanno di fatto tirando i piedi, “levando i ferri allo scecco” si dice in Sicilia. Il gruppo verrà venduto, Marina farà la king maker di qualcuno, Tajani o un fratello, per continuare l’avventura politica, oppure si consegnerà, come fecero i giudei rimasti in Palestina, definitivamente ai romani, altra analogia, Meloniani.
La visione del futuro è più preconizzabile per l’azienda, lì sarà il mercato a influenzare le scelte, ma per il partito la verità è più semplice. Forza Italia è Silvio Berlusconi, non altro. Senza di lui non esiste, è il suo corpo pensante e suadente, la sua capacità di duttilità e persuasione, i suoi guizzi e i suoi limiti, non è altro. Non c’è un filo comune o logico tra nessun berlusconiano. Cosa c’entravano Pera, che infatti se n’è andato, con Dell’Utri, Miccichè con Gasparri, Sgarbi con Rotondi, Mulè con Fascina. Nulla, è un coacervo di diversità senza nessuna colla, tranne la sua.

Il destino dei dirigenti di FI, e ancora più dei suoi voti, che già se ne sono andati rifugiandosi nell’astensione, è l’esodo. Troveranno una strada di ritorno a casa? Quando e dove? Ci vorrebbe uno dal fascino di Berlusconi, che li sappia convincere, adulare, anche un po’ f*ttere. Ci vorrebbe uno affascinante come il Paul Newman del film Exodus, che tramite peripezie e furberie, sbarca una nave di Ebrei nella Palestina del dopoguerra, la Terra Promessa. Quale Terra Promessa avranno i moderati guidati finora dal profeta Berlusconi, quello che li aveva fatti attraversare il deserto, illudendoli anche con vitelli d’oro? “Quién sabe?”, è la risposta giusta. Intanto siamo a Pasqua, tempo di calvario e di resurrezioni.

Così è se vi pare.