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Export, boom Sicilia nel primo trimestre

L’export siciliano procede a gonfie vele, almeno nei freddi numeri. Nei primi mesi del 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, le esportazioni siciliane secondo l’Istat sono aumentate del 71,9%. Con questi valori, la regione si pone in testa alla classifica delle regioni: nei primi tre mesi del 2022, tutte le regioni italiane, a eccezione di Molise (-23,5%) e Basilicata (-13,5%), hanno registrato incrementi dell’export: dopo la Sicilia, si registra la Calabria (+56,6%) e il Friuli-Venezia Giulia (+51,3%); il più contenuto per l’Abruzzo (+0,4%).

In termini monetari, la performance positiva della Lombardia (+23,6%) contribuisce da sola per 6,2 punti percentuali alla crescita su base annua dell’export nazionale. I settori che in Sicilia hanno trainato tale crescita sono principalmente i prodotti petroliferi raffinati, che aumentano del 124,6%, e i prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere, aumentati del 96,3%; i prodotti in legno, per la carta e la stampa, che salgono del 111,2%; i prodotti in sughero, in paglia, e materiali per l’intreccio, che crescono del 113,2%. In negativo, invece, i prodotti dell’agricoltura (-1,8%), gli articoli in pelle e simili (-9,4%); gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (-24,2%); i prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti e risanamento (-60,7%).

Salta agli occhi come sia in negativo il comparto che riguarda l’agricoltura, che dovrebbe essere il fiore all’occhiello dell’export isolano, vista la qualità e varietà dei prodotti tipici dell’intera regione. Se si guarda a più ampio raggio, nei primi mesi del 2022 è stato l’aumento delle vendite di metalli di base e prodotti in metallo da Lombardia e Veneto a spiegare la crescita dell’export nazionale per addirittura il 2,2%; un ulteriore contributo di un punto percentuale deriva dalle esportazioni di prodotti petroliferi raffinati dalla Sicilia. All’opposto, la contrazione dell’export di autoveicoli da Abruzzo, Basilicata e Molise e di metalli di base e prodotti in metallo da Lazio e Sardegna giustificano un contributo negativo dello 0,6% alla variazione delle esportazioni. In termini di raggruppamenti principali di industrie, i beni intermedi hanno registrato un elevato aumento.

L’export di beni strumentali è cresciuto del 16,5% sulla spinta di miglioramenti sul lato dell’offerta e del ritorno a solide condizioni di domanda. Ampio rialzo anche per i beni di consumo che a gennaio 2021 risentivano ancora dell’incertezza e della minor propensione al consumo. Molto positiva anche la performance di gomma e plastica, specie verso i Paesi Ue. Tra questi i mercati più dinamici sono Paesi Bassi, Belgio e Spagna. Per ripartizione territoriale, in termini assoluti, la maggiore mole di esportazioni si registra nelle regioni del Nord-ovest, seguite da quelle del Nord-est.

Più si scende lungo lo stivale, più i valori scendono. Dai quasi 55 milioni di euro del primo trimestre 2022 del Nord ovest, si scende ai 15 milioni delle regioni sul Sud e Isole, nonostante queste registrino il maggior aumento in termini percentuali. Su base annua, i contributi maggiori alla crescita tendenziale dell’export nazionale derivano dall’aumento delle vendite della Lombardia verso la Germania (+30,3%), gli Stati Uniti (+38,5%), la Francia (+19,3%) e la Spagna (+28,2%) e di Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia verso gli Stati Uniti (rispettivamente +79,5% e +301,8%, quest’ultimo condizionato dalle vendite di mezzi di navigazione marittima). Per contro, apporti negativi provengono dal calo delle export del Lazio verso Stati Uniti (-40,7%), Germania (-9,9%) e paesi Opec (-26,6%), del Veneto verso la Svizzera (-20,2%) e dell’Abruzzo verso la Germania (-20,7%).