Economia

Export record per dolci e gelati, +18%: made in Italy conquista mercati esteri

Mai così tanti dolci e gelati Made in Italy sulle tavole mondiali, con le esportazioni che fanno segnare il record storico nel 2022 con circa 9 miliardi di euro grazie a un incremento del 18% in valore. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sudati Istat diffusa in occasione del Sigep il Salone Internazionale della gelateria, pasticceria, panificazione, caffè e cioccolato, il principale appuntamento fieristico per il settore che si svolge a Rimini.

La produzione tricolore garantisce qualità

Nonostante l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, l’arte dolciaria italiana – sottolinea la Coldiretti – conquista i mercati esteri spinta dalla voglia di qualità che la produzione tricolore garantisce.
Il principale mercato è la vicina Francia, dove gli acquisti di dolci tricolori – sottolinea Coldiretti – sono cresciuti del 12% arrivando a rappresentare circa un settimo delle esportazioni totali, seguita a poca distanza dalla Germania (+13%) mentre al terzo posto ci sono gli Stati Uniti dove però si registra l’incremento più notevole, con un balzo del 30%. Ma gelati, dolci, caffe e cioccolato conquistano – rileva Coldiretti – anche dagli inglesi (+11%) agli spagnoli (+20%), dai cinesi (+17%) ai giapponesi (+13%) a testimonianza di un gradimento che non conosce confini.

Crescita del 28% per il comparto caffè

Tra i singoli comparti le performance migliori vengono dal caffè che mette a segno una crescita del 28% seguito dal gelato – continua Coldiretti – con un aumento del 18%, ma vanno in doppia cifra anche la pasticceria (+16%) che rappresenta comunque la voce principale dell’export dolciario e la cioccolata (+11%). Si tratta del boom di un settore spinto dalla voglia di dolcezza sul quale all’estero – precisa la Coldiretti – pesa però la concorrenza sleale di prodotti che utilizzano impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale.