“L’Etna è favolosa, loro ormai ci danno appuntamento proprio da quelle parti”. Loro sono gli alieni, a parlarmi era invece un giovanotto dall’aria trasognata e dalla provenienza settentrionale. Il contesto era una cena vegetariana di un paio di decenni fa nei locali di un’associazione culturale: costui mi aveva letteralmente incastrato in un angolo, affogandomi col suo vociare inquieto e bloccandomi la visuale sul resto della sala tappezzata da vecchie copertine del Manifesto. Più di quaranta minuti per illustrarmi la sua vita avventurosa e straordinaria alla ricerca di un contatto nei luoghi riconosciuti delle visite aliene, un vero e proprio turismo ufologico.
Quel racconto intessuto di visioni e incontri era stato evidentemente accantonato in qualche angolo della mia memoria, per tornare a emergere prepotentemente in tempi recenti dopo la lettura di Ufo 78 del collettivo di scrittori Wu Ming, un romanzo dalle molteplici dimensioni che, tra le innumerevoli suggestioni di quell’anno incredibile – nel 1978 ci furono tre papi in Vaticano, il sequestro e l’uccisione di Moro, le dimissioni del presidente della Repubblica Giovanni Leone, l’assassinio di Peppino Impastato -, ripesca anche l’incredibile mole di segnalazione di UFO e incontri ravvicinati. Anche nel romanzo c’è tanta montagna, il Monte Quarzerone (nome di fantasia), e una vicenda che, senza voler anticipare nulla al lettore, si sviluppa su diversi piani, tra cronaca, fantarcheologia e scenari politici.
Il 1978 è stato, in effetti, l’anno Ufo per eccellenza. A tal punto che l’allora “Presidente del Consiglio Giulio Andreotti – si legge sul sito della Difesa – designò l’Aeronautica Militare quale Organismo Istituzionale deputato a raccogliere, verificare e monitorizzare le segnalazioni inerenti gli OVNI”, acronimo tutto italiano per Oggetti Volanti Non Identificati. Da quel periodo i casi segnalati vengono analizzati e registrati, consentendo all’Aeronautica Militare di “avviare un’indagine tecnica per identificare l’esistenza di una correlazione con eventi umani e/o fenomeni naturali che, se necessario, coinvolge anche altri organi competenti presenti sul territorio nazionale”. Pertanto, “una volta terminati gli accertamenti, gli episodi vengono pubblicati alla voce Avvistamenti di questa pagina (https://www.aeronautica.difesa.it/ovni/, ndr) e, se non è stato possibile individuare una giustificazione tecnica o naturale, si classifica l’episodio come avvistamento di Oggetto Volante Non Identificato”.
Ma torniamo al 1978, perché proprio quell’anno – registrati 69 avvistamenti dal sito dell’aeronautica, record tuttora ineguagliato – l’asse della nostra vicenda si sposta in Sicilia. Il 24 novembre, infatti, viene arrestato Eugenio Siragusa, il noto contattista catanese, vero e proprio fenomeno pop degli anni Ottanta che andrà diverse volte in Rai oltre che su reti e giornali locali. Sarà rilasciato un anno dopo, anche se la vicenda processuale proseguirà fino al 1982, quando sarà scagionato dalle accuse.
Secondo i suoi seguaci – Siragusa aveva fondato il Centro Studi Fratellanza Cosmica – la sua prigionia avrebbe contribuito a stimolare la grande ondata di avvistamenti dell’aviazione eletromagnetica extraterrestre, determinando nel mondo circa 20mila avvistamenti, in particolar modo in Sicilia. Uno dei più noti incontri ravvicinati del terzo tipo, cioè osservazione di esseri animati in concomitanza con un avvistamento UFO – esattamente come il titolo del film di Spielberg che arriverà in Italia proprio nel febbraio del 1978 – si registra sull’Etna, nel cratere spento del Monte Sona, che, assieme al Monte Manfrè, costituisce la montagna sacra dei seguaci di Siragusa, perché è il luogo di uno dei suoi primi contatti ravvicinati negli anni Sessanta.
Ad un’analisi più precisa e articolata, nel 1978 gli avvistamenti degni di nota sono diversi: “In particolare la sera del 4 luglio sull’Etna nei pressi del Monte Sona – osserva Salvatore Foresta del Centro Italiano Studi Ufologici -, con un gruppo di quattro persone che osservano luci a terra e alcune entità, e due casi entrambi datati 15 dicembre a Catania, dove tre bambini intenti a giocare notano un oggetto fermo a mezz’aria emanante luci variamente colorate dal quale, attraverso un raggio luminoso sprigionatosi da specie di portello apertosi, scende a terra un essere che rimane sospeso a circa 10 cm dal suolo, mentre un altro, di maggiori dimensioni, si palesa davanti al portello, e Licodia Eubea (CT), dove un autotrasportatore notava l’atterraggio di un oggetto luminoso con due esseri giganti che cercarono di comunicare con lui in un linguaggio incomprensibile”.
Gli alieni sull’Etna costituiscono l’esempio più eclatante di un catasto magico – per usare il titolo del noto e bellissimo volume di Maria Corti che esplora miti e storie che hanno innalzato il vulcano tra le vette dell’immaginario – che si rigenera senza posa. L’Etna è custode del mito, ancora il vecchio satana è in subbuglio tra le sue viscere – Pitrè aveva recuperato la definizione di “porta dell’inferno” -, resiste Artù tra le leggende medievali, e qui sovviene il bellissimo Leggendario dell’Etna (pubblicato postumo) di Santo Calì che nel Novecento ne ha ripreso una versione, ma negli anni il flusso visionario del Vulcano si è sempre rinnovato, adeguandosi ai tempi. Ci sono i racconti apocrifi sugli yeti, finiti anche sulla cronaca nazionale, e pure, purtroppo, storie truci che spostano l’asse sull’atrocità del reale come raccontano i resti umani rinvenuti nel 2021 in una delle numerose grotte del Vulcano che sono verosimilmente di un uomo morto almeno quattro decenni prima.
L’Etna, insomma, è un blob immaginifico che si rigenera di continuo. Lo sapevano già, agli inizi del Novecento, persino gli autori dei pulp magazine americani – riviste come Weird Tales o Amazing Stories con racconti di vario genere (poliziesco, fantascientifico, horror, noir etc…) – che, seppur non avendo mai avuto esperienza diretta dell’Etna, la utilizzavano come scenario per le loro storie. Un dato su tutti: nell’epoca d’oro di queste riviste, quindi nella prima metà del Novecento, l’Etna viene citata, rispondendo alle esigenze più disparate degli autori d’oltreoceano, circa duecento volte. A volte con risultati paradossali: ad esempio con spostamento a Palermo.
In tempi più recenti, le visioni sull’Etna si risvegliano ad ogni eruzione importante e il tam tam è agevolato dagli innumerevoli strumenti di diffusione a disposizione dell’utente medio. Si moltiplicano le segnalazioni ai giornali – anche la casella di posta del QdS riceve le sue dosi di segnalazioni e non sempre è facile individuare i mitomani dai soggetti che invece fanno un lavoro attento e accurato per segnalare gli oggetti non identificati – e i gruppi e i forum online vengono letteralmente invasi da suggestive immagini che ormai, onestamente, tra IA e manomissioni varie, non mi sento di contestare o di accettare. Del resto – azzardano alcuni – la moltiplicazione degli avvistamenti spesso coincide con momenti speciali della storia umana, in qualche modo sono pertanto e comunque incisioni sulla realtà.