Catanese, 56 anni, una laurea in giurisprudenza e una fulminante carriera da manager sportivo: questo è Fabio Pagliara.
Segretario generale della Lega di Pallavolo, consulente tecnico dell’Anci, segretario generale prima della Fedederazione Hockey su prato e poi della Federazione Atletica leggera, la Fidal, docente di comunicazione sportiva e management dello sport.
E soprattutto presidente, in pectore, del Calcio Catania, squadra che per chi non lo sapesse milita in serie C, qualora, tra dieci giorni, la Sport investment group Italia Srl, o se preferite Sigi, dovesse vincere il bando pubblico indetto dalla sezione fallimentare del Tribunale di Catania il tre luglio scorso.
La “procedura competitiva d’acquisto”
In quella data è stata pubblicata infatti l’ordinanza che ha aperto la “procedura competitiva d’acquisto” del sodalizio rossazzurro, le cui azioni sono detenute per il 95% alla holding Finaria.
Il prezzo base per l’asta è stato indicato in un milione e 304 mila euro e il termine ultimo per presentare offerta è stato fissato per il mezzogiorno del 22 luglio.
Il giorno dopo, alle undici, davanti al giudice delegato e alla presenza dei commissari giudiziali, sarà proclamato il vincitore del bando.
Fino adesso l’unico soggetto che ha manifestato il proprio interesse a rilevare il Calcio Catania è Sigi, società per azioni rappresentata, come detto, da Pagliara e dall’ex tecnico rossazzurro Maurizio Pellegrino.
La tegola sulla cessione
Ma venerdì scorso sulla cessione del Calcio Catania è caduta una tegola.
Pur essendo la Sigi del tutto estranea all’operazione “Fake credits” sulla cessione di crediti tributari, la sua sede coincideva con quella di Confimed Italia, il cui presidente, Antonio Palladino è stato arrestato dalla Guardia di finanza. La Sigi ha parlato di “situazione traumatica” seguita ai provvedimenti nei confronti dello studio dei commercialisti che seguiva la compagine e che si era impegnato anche a partecipare al capitale sociale.
I soci della Sport investment group Italia Srl, società nata proprio con lo scopo di acquisire il Calcio Catania, hanno reso noto di aver avviato una “pronta operazione di self-cleaning e riorganizzazione anche dal punto di vista finanziario, per poter partecipare alla gara”.
Pagliara e il coronavirus
Per Pagliara, che quest’anno ha affrontato prima una dura battaglia con il coronavirus e, proprio in questi giorni, la perdita di un carissimo amico, “non è stata una passeggiata”. Ma lo spirito combattivo è molto forte e, sotto questo profilo, più che un pallavolista sembra un rugbista che punta dritto alla meta.
Il calcio, effettivamente, l’ho praticato poco. Ma lo amo. Così come ho un grande amore per Catania e per questo ho voluto mettere a disposizione della città la mia esperienza di manager sportivo. Così mi sono lanciato in questo progetto con tante persone che stimo, come Maurizio Pellegrino che invece conosce perfettamente il mondo del calcio. Peraltro, per esempio, un pallavolista come Michele Uva è oggi vicepresidente dell’Uefa. La mia intenzione è quella di occuparmi della parte del progetto che riguarda l’innovazione. Ho l’idea di un modello diverso, per il calcio. E questo mi intriga molto. A partire dalla società a capitale diffuso.
Il Calcio Catania è un po’ una delle metafore della città. Il tifo rappresenta una fede per molti Catanesi, ma ha anche una sua rilevanza sul pil cittadino. In città la società rossazzurra ha ancora un ruolo considerevole, sia sotto il profilo sociale sia dal punto di vista economico. E può rappresentare un volano di sviluppo. Puntiamo sulla Catania onesta ed entusiasta, quella che vuole fare. E’ chiaro che il prerequisito della Legalità, che non investe Sigi ma che ha toccato alcuni soci, è per noi assolutamente decisivo.
Quanto avvenuto ha creato ovviamente un grande allarme e una profonda amarezza. Ma, personalmente, considero una fortuna il fatto che tutto questo sia venuto alla luce prima che l’esito del bando venisse reso noto. Prima di tutto perché è stato chiarito come Sigi fosse assolutamente estranea ai fatti contestati dagli inquirenti. Certo, mi augurerei che tutto finisse con un’assoluzione, ma da parte mia c’è prima di tutto l’assoluta fiducia nella Magistratura. La riunione di Sigi che abbiamo tenuto immediatamente dopo aver appreso del blitz della Guardia di finanza ci ha portato a un’operazione di self-cleaning per mettere in piena sicurezza la società Sigi. Per rispondere alla domanda, dunque, puntiamo non solo alla partecipazione di nuovi soci, ma stiamo lavorando perché gli attuali contribuiscano con maggiori risorse per raggiungere i nostri obiettivi.
Proprio per oggi è prevista una riunione nella quale, sostanzialmente, saranno decisi tempi e modi della presentazione dell’offerta per il bando. Si verificherà se i soci che si sono impegnati sono in grado di dare le idonee garanzie. Ritengo che sarà poi la strategia giuridica dell’avvocato Augello a indicare la tempistica. Al termine della riunione, tra l’altro, in ossequio alla trasparenza, sarà reso noto l’elenco completo dei soci.
E’ un asset importante. Un gioiello, un magnifico centro sportivo di livello europeo da sfruttare non soltanto a livello locale ma globale. Maurizio Pellegrino si è già mosso nel settore giovanile prendendo contatti con un tecnico di valore internazionale che ha lavorato in Cina e può creare gemellaggi con Accademie americane, britanniche, di tutto il mondo, insomma.
La road map c’è proprio per via dell’esiguità del tempo a disposizione che rende tutto molto complicato. Dovete pensare che il termine per la presentazione dei documenti per l’iscrizione al campionato è il cinque agosto. E’ Maurizio Pellegrino a curare la parte sportiva, e sta ragionando da tempo su come affrontare questa che sarà una vera e propria corsa a ostacoli.
Una stagione di grande livello costa intorno ai sei milioni di euro. E una città come Catania deve puntare a una stagione di altissimo livello. Poi, in più, ci sono tutte le risorse da mettere in campo per cominciare a pagare i debiti della società rossazzurra da spalmare negli anni. E, per il momento, non quantificabili.
Nessun rimpianto. Ho avuto la fortuna, anche grazie alla città, di avere un ruolo importante nel mondo dello sport nazionale. E ho sentito l’obbligo morale di restituire a Catania quanto mi ha sempre dato. Quindi ho accettato di guidare questa fase che ha condotto alla partecipazione al bando. Sono molto onorato che mi si consideri presidente in pectore, ma ho sempre risposto che accettare questo ruolo comporterebbe da parte mia una ponderata riflessione, poiché ho un altro lavoro. Di certo, continuerei a dare una mano in altri ruoli.
Sì, una missione: salvare la Matricola e tanti posti di lavoro. Dando un segnale chiaro: anche a Catania le cose possono essere fatte in un certo modo.
Lo è già, infatti. La Matricola è uno dei punti cardine del progetto di marketing che potremo sviluppare. Nella fase di internazionalizzazione che ho in mente, punteremo a far rinascere l’amore e il senso di appartenenza da parte di tutti i Catanesi della Città metropolitana. E non solo.
In questo, come in altri settori, la contaminazione non è necessaria, è indispensabile. Il calcio è molto bello, ma altri sport si sono da tempo organizzati in maniera molto più innovativa. Nel ruolo che potrò avere, qualora le cose andassero come spero, lavorerò sull’innovazione del modello di gestione manageriale della società, ormai indifferibile. Digitalizzazione, internazionalizzazione e marketing territoriale sono i pilastri su cui costruire.
Gli ultimi avvenimenti hanno rafforzato questa mia convinzione. Ci occorre una società che nasca dalla base e sia all’insegna della trasparenza, delle regole, della legalità. E soprattutto della condivisione. Una società credibile, che possa attrarre investimenti da fondi esteri. Certo, queste sono le mie idee, ma saranno poi gli imprenditori che mettono le risorse decideranno la linea.
Il calcio è volubile e il passaggio dalle stelle alle stalle è frequente. Ma, come detto, la mia missione è quella di salvare la Matricola 11.700. Poi dovrò capire cosa fare. Ovviamente continuerei soltanto a condizione di tranquillità giuridica e legale. So bene che l’idillio con i tifosi passa dai risultati. Chi vince vince e, come diceva Velasco, chi perde spiega. Quel che posso dire, per concludere, è che Catania non è certo una piazza da serie C. Una società come quella rossazzurra deve avere una progressione, risalire la china, rinverdendo, come si dice, i fasti del passato.