Il sindaco Leoluca Orlando respinge le accuse di avere contribuito ai falsi in bilancio commessi, secondo la Procura, al Comune di Palermo.
Interrogato il mese scorso – ma la notizia si è appresa soltanto oggi – dai pm del pool coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, il primo cittadino del capoluogo siciliano (sotto inchiesta con altre 22 persone) ha spiegato che il suo ruolo è quello di dettare l’indirizzo politico ma non di svolgere direttamente atti di amministrazione, specie in materie così tecniche come i bilanci del Comune. Questi compiti, ha spiegato Orlando, assistito dall’avvocato Roberto Mangano, sono demandati ai dirigenti e ai dipendenti del municipio.
Stando ad alcune intercettazioni, però, secondo l’accusa, il sindaco avrebbe avuto piena contezza della situazione e di alcuni «magheggi”: i falsi nei bilanci degli anni 2016, 2017, 2018 e 2019 sarebbero stati necessari per evitare – sempre secondo le tesi dei pm – il tracollo finanziario della quinta città d’Italia già negli anni scorsi.
La situazione di Palermo è ancor oggi estremamente critica, tanto che la dichiarazione del dissesto è stata evitata in extremis ma ora si resta in bilico, in attesa della firma di un accordo con Roma, che dovrebbe dare un pò di respiro alle cianotiche casse comunali. Introiti «impossibili» e future entrate sovrastimate avrebbero retto un gioco destinato a far credere che la città avesse ancora risorse per evitare di andare, sostanzialmente, in fallimento. Ma Orlando ha spiegato che negli affari tecnici non era in grado di entrare: lui fa solo politica.