Inchiesta

Famiglie e imprese in rosso, in Sicilia debiti per 31,3 miliardi. La Cgia: “Allarme usura”

Le famiglie siciliane si indebitano sempre di più, di anno in anno. Una condizione di rischio per molti che, con gli aumenti dei tassi di interesse e le difficoltà ad accedere ai mutui bancari, potrebbero diventare facile preda per gli usurai.

I dati della Banca d’Italia e dell’Istat sono stati elaborati dall’ufficio studi della Cgia di Mestre: la media regionale di aumento dell’indebitamento in Sicilia è stata del 2,6% nel 2022 rispetto all’anno precedente, per oltre 31 miliardi di euro di debiti contratti. Mediamente, una famiglia siciliana ha un debito di 15.181 euro.
Le province che segnano il maggior indebitamento nel 2022 sono Palermo, con poco più di 9 miliardi di euro e un debito per famiglia di 18.014 euro, e Catania, con quasi 8 miliardi di euro e un debito per nucleo familiare di 16.915 euro; le due province insieme coprono quasi i due terzi del totale.
Se si guarda all’aumento percentuale, invece, i numeri maggiori si segnano in provincia di Enna, che registra una variazione, tra 2021 e 2022, del 3,6%, con un debito per singola famiglia di 9.631 euro, il più basso della regione.
A seguire, troviamo Trapani, al 3,2% di aumento in un solo anno, con un totale di quasi 2 miliardi e mezzo di euro sul territorio provinciale. Quindi, Agrigento e Caltanissetta, entrambe al 3% di aumento. È Messina a registrare il valore minore, fermandosi all’1,4%.

La media regionale si ferma al 2,6%, quasi un punto percentuale in meno rispetto alla media nazionale, che sale al 3,5%. Il dato va letto con attenzione e molto fa il contesto territoriale.
Le aree provinciali più esposte economicamente, infatti, sono anche quelle che presentano i livelli di reddito più elevati, per cui è probabile che l’incremento dei debiti sia in parte riconducibile alla forte ripresa economica avvenuta nel biennio 2021-2022. Sicuramente in queste realtà, per buona parte in Nord Italia, tra gli indebitati ci sono anche nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, il maggiore indebitamento di questi territori potrebbe essere riconducibile ai significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare che, ovviamente, sono in massima parte ascrivibili alle famiglie che hanno un buon tenore di vita.

“Altra cosa, invece, è interpretare i dati del Mezzogiorno – scrivono dalla Cgia -. In termini assoluti la situazione è meno critica che nel resto del Paese, anche se il peso dell’indebitamento delle famiglie più povere è sicuramente maggiore che altrove”. Non va dimenticato, infatti, che la maggiore incidenza del debito sul reddito si registra nelle famiglie economicamente più vulnerabili, ovvero in quelle a rischio povertà ed esclusione sociale.
“I dati dell’Istat ci dicono – continuano dalla Cgia – che le crisi che si sono succedute dal 2008 in poi hanno aumentato il numero dei nuclei familiari in difficoltà economica, visto che gli effetti di questi choc economici hanno aumentato il divario tra poveri e ricchi”.

Se si guarda al mondo del lavoro, con il progressivo rallentamento dell’economia e il conseguente crollo dei prestiti bancari alle imprese avvenuto negli ultimi mesi, non è da escludere che sia in atto un “avvicinamento” delle organizzazioni criminali verso le micro aziende a conduzione familiare: come gli artigiani, i negozianti e tante partite Iva. In passato, a seguito di una spesa imprevista o di un mancato incasso, molti sono stati costretti a indebitarsi per poche migliaia di euro con soggetti che inizialmente si presentavano come dei benefattori, ma che presto si mostravano per i criminali che sono.
“Per evitare tutto ciò bisogna invertire la tendenza – concludono dalla Cgia – tornando a dare liquidità alle micro imprese, altrimenti molte di queste potrebbero finire tra le braccia degli usurai. Non solo, è altresì necessario incentivare il ricorso al Fondo per la prevenzione dell’usura”.

Regione siciliana sblocca pagamenti
Le imprese: “Una boccata d’ossigeno”

Boccata d’ossigeno per le aziende edili in attesa dei pagamenti da parte della Regione Siciliana: plauso di Ance Catania – l’associazione dei costruttori etnei – non appena appresa la notizia da parte dell’assessore al ramo Alessandro Aricò.

“Un grazie – sottolinea il presidente Ance Catania Rosario Fresta – va al dirigente generale Salvatore Lizzio e ai funzionari dell’assessorato Infrastrutture e Mobilità che, così come annunciato da una nota inviata dalla Regione Siciliana, hanno sospeso le ferie in queste giornate a cavallo di Ferragosto, per liquidare i pagamenti nei confronti di enti pubblici e aziende private, tra cui quelli destinati al Cas, Consorzio Autostrade siciliane”.

“A cascata – spiega – ne beneficeranno tutti, soprattutto i dipendenti delle imprese chiamate in causa e le loro famiglie. Un ringraziamento va anche all’assessore Aricò che, su continue sollecitazioni da parte di Ance, si è reso sempre disponibile e aperto al dialogo. La liquidità è una priorità per noi e per tutti, a garanzia della continuità e della qualità del lavoro, soprattutto in un periodo difficile come quello che stiamo attraversando, tra caro-materiali, inflazione e aumento dei tassi d’interesse da parte delle banche”.

Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente di Ance Palermo, Massimiliano Miconi: “È certamente una buona notizia – si legge in una nota – quella data dall’assessore Aricò secondo cui il dirigente generale ed alcuni dirigenti e funzionari del suo assessorato alle infrastrutture stanno rinunciando alle ferie per disporre i provvedimenti di pagamento a favore di amministrazioni e imprese. Questo dimostra che quando c’è buona volontà e senso di responsabilità è possibile ottenere risultati che sembrano impensabili in una Regione che ci aveva abituato a lunghissime chiusure estive e natalizie senza mai tener conto delle esigenze delle imprese”.

“Nel ringraziare l’assessore Aricò e i dirigenti e funzionari che stanno lavorando in questi giorni – conclude Miconi – ci auguriamo che anche gli altri assessorati e soprattutto la Cassa Regionale seguano questo buon esempio e che questo possa costituire l’inizio di una diversa organizzazione della macchina amministrativa regionale che metta al primo posto le esigenze dei cittadini e delle imprese della Sicilia”.

Carburanti, sui consumatori
batosta che non ci voleva

In un Paese come l’Italia dove l’88% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa dei consumatori. è quanto afferma la Coldiretti in riferimento al rialzo dei prezzi di gasolio e benzina che ha sfondato ampiamente la quota dei 2 euro al litro in autostrada.
Secondo Federcontribuenti, il prezzo della benzina potrebbe essere ridotto di 20 centesimi al litro senza nessuna conseguenza negativa sulle casse dello Stato”.
L’associazione di difesa dei cittadini e delle imprese sta per lanciare una operazione verità sulla composizione del prezzo dei carburanti alla pompa e presenterà a breve una campagna di sensibilizzazione sull’aumento dei carburanti con lo slogan “Metà del tuo pieno va in tasse allo Stato”, con una grafica stampata su un adesivo che sarà attaccato su molte pompe di benzina.

“È giusto che i cittadini sappiano”, sostiene Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti, “che il 55% del costo del litro di benzina è costituito da tasse: su due euro di costo al litro della benzina verde il totale delle accise arriva a 98 centesimi, a cui viene applicata una imposta sul valore aggiunto di 20 centesimi. Praticamente una tassa sulle tasse”.

“Questi aumenti ingiustificati, come i 2,7 euro in una pompa sulla Milano-Varese”, aggiunge Paccagnella, “non fanno altro che provocare danni morali e materiali ai cittadini e alle imprese. Tutto ciò è inaccettabile e invitiamo dunque anche i direttori competenti del ministero dello Sviluppo economico a tornare al loro lavoro in questi giorni per dare una risposta seria e concreta mettendo in moto tutti gli strumenti per fermare questo tsunami”.