Sanità

Fase 2, da recuperare 4 milioni di screening oncologici

Entro dicembre, sono quasi 4 milioni gli screening oncologici che dovranno essere effettuati per mettersi “in pari” con gli anni precedenti a causa del lockdown. è quanto emerge dallo studio di Nomisma ‘Il peso del lockdown sugli screening oncologici’. Dopo lo stop delle attività ambulatoriali e di ricovero non urgenti disposto con la fase 1 dell’emergenza Coronavirus, spiega Nomisma, è stata avviata la graduale riapertura della sanità ordinaria e la riprogrammazione, da parte delle Aziende Sanitarie, delle attività di erogazione delle prestazioni di ricovero e ambulatoriali non urgenti. Ma la ripresa delle attività “troverà – verosimilmente – piena applicazione solo da settembre”. Per questo, il Servizio sanitario ad inizio settembre si troverà ad aver eseguito solo un terzo dei test di prevenzione effettuati in un anno per tumore a seno, cervice uterina e colon retto.
Per Nomisma – per giungere a fine anno “in pari” con gli anni precedenti – si dovranno effettuare negli ultimi 4 mesi dell’anno 1,2 milioni di test mammografici, 1,1 milioni cervicali e circa 1,6 milioni colorettali. Numeri “straordinari che il Ssn farà fatica a soddisfare nel breve periodo”. Il recupero dei ritardi accumulati si troverà ostacolato da molteplici fattori quali, primi fra tutti, il distanziamento sociale che imporrà un contenimento degli accessi nelle strutture e una possibile iniziale refrattarietà della popolazione a sottoporsi ad esami diagnostici che, purtroppo, in diversi casi (in particolare in alcune regioni) vengono ancora considerati non strettamente necessari o comunque rimandabili. Nomisma prevede dunque una “pianificazione del recupero non sul breve, ma almeno sul medio periodo e un’interpretazione dell’esperienza legata all’emergenza Coronavirus quale input per un aggiornamento delle strategie e degli impianti organizzativi fino ad ora adottati”.

Il Centro studi auspica inoltre che la corsa al recupero diventi “occasione per riflettere su possibili rimodulazioni migliorative delle attività e sull’opportunità di un eventuale potenziamento delle risorse (economiche, umane, tecnologiche) di norma dedicate”. Quanto sia importante la prevenzione secondaria è dimostrato dai numeri: si stima che ogni anno attraverso questa attività (programmi di screening pubblici e controlli effettuati nel privato) sia possibile individuare precocemente circa 11mila carcinomi mammari, 8.000 lesioni alla cervice dell’utero e 3.800 carcinomi colorettali.
Quel che è certo, conclude Nomisma, è che la prevenzione oncologica “deve restare un asset fondamentale del Servizio Sanitario Nazionale anche in periodo di crisi. Gli investimenti effettuati negli anni, i risultati ottenuti e i gap da colmare in alcune aree del Paese devono rappresentare la base dalla quale le Regioni dovranno riorganizzarsi e ripartire”.