Dal 15 ottobre, con l’introduzione dell’obbligo del Green Pass sul posto di lavoro, numerose farmacie di tutta Italia, si sono trovate in prima linea sul fronte della somministrazione dei tamponi rapidi a tutti quei soggetti che, avendo scelto di non vaccinarsi, devono sottoporsi ai test antigenici ogni 48 ore.
Si tratta, evidentemente, di una gran mole di lavoro che richiede un’organizzazione complessa, al fine di garantire il regolare funzionamento di questo servizio almeno fino alla fine dell’anno.
Il QdS.it ha affrontato la questione intervistando il dottor Gioacchino Nicolosi, presidente di Federfarma Sicilia.
La prima riflessione è relativa al bilancio di questi primi giorni di fuoco: “C’è stato – esordisce Nicolosi – un aumento esponenziale delle richieste e delle prenotazioni a partire dal 15 ottobre, in coincidenza con il primo giorno in cui vigeva l’obbligo della certificazione verde sul posto di lavoro.
Purtroppo, infatti, in molti hanno scelto di ottenerla con il tampone e non con la vaccinazione. Si tratta di un impegno significativo per le farmacie, anche perché la somministrazione di tamponi, lo ricordo, riguarda anche i soggetti già vaccinati, chi deve viaggiare o chi vuole partecipare a particolari eventi, e va avanti da mesi.
I numeri sono emblematici, cito quelli che mi sono stati forniti dalla Regione Siciliana. Si parla di 170 richieste di Green Pass al minuto, intorno alle 11:30 di qualche giorno fa erano già stati eseguiti 11.000 tamponi.
Le farmacie, così come fatto in questi lunghi mesi e nella fase più dura della pandemia, continuano a svolgere il loro lavoro ed offrono un servizio fondamentale alla collettività, con immutato senso del dovere. Inoltre, sottolinea il dottor Nicolosi, siamo gli unici ad offrire gratuitamente determinati servizi. Penso, ad esempio, alla stampa della versione cartacea della certificazione… E spesso riceviamo richieste assurde, come quella di plastificare la certificazione”.
Tra i dubbi che serpeggiavano alla vigilia del 15 ottobre vi era anche quello relativo alla gestione della macchina organizzativa. Visti i numeri importanti e le prenotazioni in continua crescita, il timore era quello di attese infinite di lunghe code fuori dalle farmacie. Effettivamente, in alcuni casi, qualche difficoltà c’è stata, ma – come evidenzia il presidente siciliano di Federfarma – si tratterebbe di difficoltà facilmente superabili: “Le code in farmacia si sono registrate soprattutto nelle grandi città, ma da qui a pochi giorni la situazione migliorerà perché saranno sempre di più farmacie e centri dove sarà possibile sottoporsi al test”.
Nicolosi, poi, rassicura tutti su un altro aspetto critico, riguardante la capacità di soddisfare la domanda di test antigenici: “Non esiste un rischio di mancanza di tamponi o di incapacità di soddisfare la domanda. Gli attuali ritmi di produzione sono più che sufficienti allo scopo. Però, aggiunge, ci tengo a rimarcare l’importanza della vaccinazione: è l’unica strada per uscire definitivamente dall’emergenza pandemica”.
Infine una chiosa sui tanto discussi test salivari, che nei mesi scorsi erano stati da più parti indicati come alternativa ai tamponi, anche in ragione della loro minore invasività. L’ipotesi è stata bocciata dal Ministero della Salute che, con la circolare del 24 settembre, non li ha ritenuti validi per l’ottenimento del green pass. Questo il parere di Nicolosi sul loro utilizzo: “Possono essere uno strumento utile? Non sono stati autorizzati, quindi possono avere, eventualmente, solo un valore indicativo ed essere usati come test domestici”.
Vittorio Sangiorgi