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Femminicidio Giulia Cecchettin, Turetta condannato all’ergastolo

Ergastolo per Filippo Turetta. Lo hanno deciso i giudici della corte d’Assise di Venezia al termine di una camera di consiglio durata circa cinque ore. La giuria, presieduta dal togato Stefano Manduzio – affiancato dalla giudice a latere Francesca Zancan e da sei popolari -, ha accolto in pieno la richiesta di condanna formulata dalla procura e ha confermato le accuse per il ventiduenne ritenuto responsabile dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, uccisa con 75 coltellate la sera dell’11 novembre 2023.

Ergastolo per Turetta: escluse le aggravanti di crudeltà e stalking

A sorpresa i giudici hanno escluso le aggravanti della crudeltà e dello stalking, resta in piedi solo l’aggravante della premeditazione oltre che il sequestro di persona e l’occultamento di cadavere. Il primo grado si chiude con il massimo della pena per lo studente che, di fronte a un nuovo rifiuto, ha deciso di impugnare un coltello e infierire. E’ la sera dell’11 novembre 2023 quando Giulia Cecchettin viene uccisa, ma ben prima l’imputato disegna un bersaglio sulla vittima. A partire da luglio 2023, dopo la fine della relazione durata poco più di un anno, il timido e asfissiante ragazzo incalza la compagna di studi, gioca sui sensi di colpa, le invia decine e decine di messaggi al giorno, minaccia il suicidio come forma di “ricatto”. Giulia oscilla tra la ‘paura di lui’ e la ‘paura per lui’ e quando prova a tagliare il filo che la lega a Filippo lui mette in atto il suo piano.

Quegli appunti, l’elenco delle cose di cui ha bisogno, – coltelli, nastro per legarla e impedirle di urlare, cartine stradali per la fuga, contanti per evitare di essere rintracciato, sacchi neri – prendono forma e il ‘bravo ragazzo’ con “tutte le possibilità e gli strumenti culturali per scegliere” uccide l’ex fidanzata.

I tre atti del femminicidio Cecchettin

Quando Giulia ribadisce di voler stare sola, Turetta la blocca nel parcheggio a 150 metri da casa Cecchettin a Vigonovo (Padova) e la accoltella. E’ la prima fase di un’aggressione in tre atti che dura venti minuti. Costringe l’ex fidanzata a salire in auto dove infierisce ancora, e quando nella zona industriale di Fossò (Venezia) scappa, la raggiunge e la finisce con un altro coltello. La carica in auto e la abbandona a cento chilometri da casa, vicino al lago di Barcis. La copre per celare l’orrore delle 75 coltellate, di cui 25 da difesa a testimoniare che Giulia ha lottato a lungo. La fuga in auto finisce una settimana dopo in Germania. Ad attenderlo in Italia c’è il carcere di Verona, poi c’è il processo durato poco più di due mesi e oggi – sul femminicidio di un anno fa che ha rimesso al centro la lotta al patriarcato – la sentenza di ergastolo.