Editoriale

Festa dell’Europa, Festa della Pace

L’Inno alla gioia è dal 1985 Inno ufficiale dell’Unione europea. Si tratta dell’ultimo movimento della Nona Sinfonia di Beethoven, il cui testo fu scritto da Friedrich von Schiller. C’è da precisare, però, che tale Inno non ha incorporato il testo, forse perché scritto in tedesco e questo l’avrebbe potuto classificare… “Tutti gli uomini diventano fratelli, dove posa la tua ala soave”.

Robert Schuman, ministro degli Esteri, nel 1950 propose l’unione economica dell’Europa. Così, due anni dopo entrò in vigore il Trattato Ceca (Comunità europea del carbone e dell’acciaio), firmato da sei nazioni: Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo.
Sin da allora, l’energia era il cardine dell’accordo e sempre più nei decenni essa ha assunto un’importanza capitale per lo sviluppo dei popoli del mondo e di quelli europei.
Successivamente, nel 1957, fu firmato il Trattato di Roma, promosso dal nostro non dimenticato ministro degli Esteri, il messinese Gaetano Martino, con il quale l’Unione europea si allargò ad altri dodici stati.

Ancora dopo, nel 1992, fu stipulato il Trattato di Maastricht (una piccola località olandese), con il quale si formò la prima vera Unione europea, cioè quella monetaria, con l’introduzione dell’euro nel successivo primo gennaio del 2002.

Questa breve rassegna ci porta alla Festa dell’Europa, celebrata a Strasburgo lo scorso lunedì 9 maggio, in concomitanza con la Giornata della Vittoria (dei russi sul nazismo, che provocò più di ventisette milioni morti), celebrata a Mosca sulla Piazza Rossa.
L’Unione europea e la Federazione russa, per quanto i loro popoli e le loro usanze siano diversi, sono destinati strategicamente a crescere insieme per combinare le enormi potenzialità tecnologiche dell’Unione e le altrettanto enormi riserve di materie prime nel vastissimo territorio russo, grande circa diciassette milioni di chilometri quadrati.

Ma è proprio questo naturale connubio che ha preoccupato fortemente gli Stati Uniti, che vedono minacciato il loro primato economico già dalla Cina e non vogliono che vi sia un altro forte concorrente economico, come quello russo-europeo, a minacciarli ulteriormente.

Da questo scenario deriva la provocazione che l’amministrazione Biden ha messo in atto nei confronti della Russia, utilizzando il burattino Zelensky per attizzare il fuoco – di cui certo non ve n’era bisogno – in modo da creare una forte crisi economica nell’Unione europea, derivante dalla crisi economica russa.

Il vero scopo di questa azione non è stato tanto lo scontro delle armi, quanto l’adozione di forti sanzioni economiche dall’Unione nei confronti della Russia, cosa che si sta rivelando, giorno dopo giorno, un boomerang per la stessa Unione e per i suoi popoli.

Non si capisce questa azione autodistruttiva degli europei, che continuano a pensare di stringere in una morsa l’economia russa, volutamente omettendo di vedere come ciò abbia un riverbero gravissimo per tutte le nostre economie che hanno rapporti con quella.
Questa cecità la cominceranno a pagare tutti gli Stati e soprattutto quelli del Sud Europa, come Grecia, Italia e Spagna. La Francia no perché ha l’energia atomica.

Se l’Ucraina vuole entrare nell’Unione europea, osservando rigorosamente le procedure che comporteranno un tempo di cinque o dieci anni, sia bene accolta. Ma l’Unione deve esprimersi fortemente contro l’intromissione in questa controversia da parte della Nato.

Papa Francesco ha ammonito e ricordato che: “La Nato ha troppo abbaiato alle porte della Russia”.
L’Otan è un’associazione di difesa armata di tutti gli Stati che la compongono, ma non ha funzioni offensive e meno che mai di natura politica. Quindi è del tutto fuori luogo l’esclamazione del suo segretario, Jens Stoltenberg: “La Crimea non sarà ammessa dalla Russia”, nonostante lo stesso Zelensky abbia detto che invece la Crimea è già della Russia.

Man mano che passano i giorni e la tremenda crisi continua a mietere innocenti vittime, si rende urgente ed indispensabile l’uso del buonsenso per arrivare alla Pace. Basta armamenti, soldi o istruttori militari americani verso l’Ucraina. Occorrono invece uomini di buona volontà capaci di arrivare subito all’indispensabile Pace, nell’interesse di tutta l’Ue!