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Festival delle Parrocchie, stasera al Teatro Metropolitan: l’intervista a Giovanni Allevi

Il grande giorno è finalmente arrivato. Questa sera alle 21 si aprirà il sipario del Teatro Metropolitan di Catania sulla terza edizione del Festival delle Parrocchie. L’associazione Atacanì, organizzatrice dell’evento insieme a Missione Chiesa-Mondo e con la Diocesi di Catania che ha dato la propria benedizione, ha deciso di mettere in scena il tema della “Speranza che unisce, Bellezza che emoziona”, legandosi all’imminente Giubileo, chiamando a raccolta diverse parrocchie e oratori del territorio catanese.

Ad anticipare il festival diverse interviste a personalità di rilievo in vari settori, che hanno lanciato messaggi intrisi di valore, in alcuni casi veri e propri appelli a vivere la vita con intensità, come nel caso del Maestro Giovanni Allevi. Di seguito la sua intervista.

La “piccola lucina”

Caro Maestro, vorremmo che lei parlasse ai giovani che in un mondo martoriato come il nostro, forse hanno maggiori difficoltà a scorgerne le bellezze. Lei si è trovato in prima persona a dover vivere uno spicchio di vita complicato, difficile. Eppure nel buio della malattia è comunque riuscito a ravvisare della bellezza che ha tramutato poi in musica. La sua composizione, Mieloma (che non a caso prende il titolo dal male che ha dovuto affrontare), viene da lei definita come una melodia romantica di straordinaria bellezza.
Cosa l’ha guidata e condotta verso tale bellezza?

“E’ stata la disperazione a guidarmi verso la bellezza. Cadere nel buio è un’esperienza che purtroppo può coinvolgere molti di noi. Non parlo solo della malattia, ma anche di una dipendenza, una depressione, una crisi delle nostre certezze. A quel punto cadono tutte le maschere, tutto ciò che non conta, tutto ciò che è superfluo ed esteriore. Ed ecco affacciarsi nel buio, una piccola lucina, la sensazione che, pur nella sofferenza, la vita abbia un senso. Si riscopre la bellezza delle piccole cose, l’importanza degli affetti, la gioia di essere semplicemente vivi”.

Tema di questa edizione del Festival delle Parrocchie è anche la Speranza che unisce. Che rapporto ha con la speranza? Cosa rappresenta per lei?

“Molti filosofi contemporanei insistono sul valore illusorio della speranza. Secondo loro è un sentimento che non cambia lo stato delle cose. Ma se l’uomo da millenni continua a parlare di speranza vuol dire che un motivo deve esserci.

Cosa è la speranza per me? Cosa spero oggi?

Di guarire? No. Di superare il dolore fisico ormai cronico? No.

Spero di non perdere la meraviglia per il bellissimo cielo che vedo dalla finestra, spero di riuscire a dare un sollievo ed un conforto a chi soffre con le mie umili parole, ora che so bene cosa sia il dolore.

Spero di vivere più intensamente possibile il tempo che mi è dato.

Anche se sto camminando sul bordo dell’inferno, spero di riuscire a mantenere lo sguardo dritto sui fiori, sui tantissimi doni che la vita continuamente mi offre”.