Editoriale Raffaella Tregua

Figli & genitori

Ho letto tanto dell’essere genitori, della capacità di saper stare indietro rispetto ai figli guardandoli camminare sul sentiero della loro vita, evitando di invaderli o di invaderlo, spingendoli per incoraggiarli alcune volte, meravigliandoci altre nel vederli prendere strade controcorrente con quello sguardo fiero di chi sa che è la cosa giusta da fare. Magari con quella sana dose di paura di chi sa che va fatto comunque sia.

Essere genitori significa aiutarli a diventare davvero cosa vogliono essere, mai usando scalpello e cesello, scrive Alberto Pellai, come a scolpire  un blocco di marmo affinchè diventino ciò che noi pensiamo sia meglio. Mai avranno la forma perfetta che abbiamo in testa, mai diventeranno quella scultura che vogliamo  plasmare. Perché sono esseri con pensieri, cuore e anima, respirano come noi, ma non sono noi. Perché il loro desiderio di essere ciò che vogliono non è il nostro; un figlio ci chiede soltanto e sempre di aiutarlo a diventare se stesso.

D’altra parte ci fanno nascere genitori, loro ci prendono per mano e ci aprono gli occhi su orizzonti inaspettati, su luoghi stupefacenti, ci spiegano la vita dal loro punto di vista costruendo un ponte tra due generazioni profondamente differenti per stili, desideri, obiettivi. Accadrà se solo noi sapremo ascoltarli  e avremo fiducia in loro. Impariamo a stare al loro fianco, mai di fronte, al limite  dietro per attutire le cadute che inevitabilmente avranno dalla vita. Così sapranno che l’errore è crescita, che è l’esperienza formativa più importante per comprendere quale strada scegliere, che farà scoprire loro la forza e il coraggio di cui sono dotati, ma sapranno anche che, noi genitori, non saremo pronti a puntare loro addosso il dito al minimo sbaglio, anzi saremo pronti a sostenerli.

Noi genitori del terzo millennio e non solo, affannati dalle aspettative e dall’ansia rischiamo a volte di soffocarli senza capire invece che dovremmo trasmettere loro che il mondo è un luogo magnifico da esplorare, che la vita è un dono da vivere ogni giorno incrociando persone e luoghi, ampliando le esperienze, volando al di là degli schemi e dei preconcetti della famiglia e della società.  

Quanto sono diversi da noi, con quel modo pacato, vestiti di seconda mano, mangiando cibi sani spesso vegetariani, attenti al clima e al mondo, rispettosi dell’altro e del suo pensiero, con pochi pochissimi desideri da soddisfare, sportivi e disciplinati, ma anche leggeri e divertenti quando il momento lo chiede.

È straordinario vederli andare, portandosi dietro soltanto uno zaino pieno delle cose essenziali. Ecco l’essenza è ciò che occorre per vivere, per ritrovarsi e trovarsi vivendo del meno anziché del più. Lo spazio sufficiente perché ci siano solo le cose importanti, quelle davvero importanti di cui non si può proprio fare per camminare sul nostro sentiero.