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Filippo Parrino, “Realtà siciliana in crescita grazie alle idee dei giovani”

In quale posizione si inserisce la Sicilia nella situazione delle Cooperative italiane?
“La Sicilia è tra le prime regioni in Italia per il numero di cooperative attive: novemila. La nostra è una realtà di cooperazione diffusa in tutta l’Isola e non è affatto vero che i siciliani non hanno capacità di cooperare. È sufficiente sapere che a Palermo è nata nell’Ottocento una delle prime cooperative italiane, era un forno per panificare”.

Quante imprese sono associate alla Legacoop Siclia?
“Sono 1.374 le cooperative aderenti di cui 168 attive nel settore agricolo, una nel settore della vendita a dettaglio (Conad), 230 nel settore edilizio, 21 nel settore pesca, 412 nel settore della produzione del lavoro, 187 nel settore dei servizi, 327 nel settore sociale e 26 nel settore dei trasporti”.

Si tratta di una realtà molto grande e variegata, può chiarirci meglio queste caratteristiche?
“Proprio così, ci sono diversi tipi di cooperative. Il settore che cresce di più è quello delle cooperative di servizio. Sempre più giovani con idee innovative si avvicinano a noi e noi vogliamo sostenerli in ogni modo. Spesso chi ci chiede aiuto non cerca soldi, siamo noi a ricordare loro che hanno la possibilità di ottenerli attraverso vari bandi pubblici come ‘Resto al Sud’, il credito agevolato dell’Ircac e gli strumenti finanziari interni al movimento cooperativo. A tutti forniamo assistenza tecnica attraverso i nostri Cat (Centri di assistenza tecnica) che si avvalgono di consulenti interni ed esperti e che seguono le aziende in fase di start up. Aderire a Legacoop significa potere contare su una Rete di cooperative con cui collaborare. Crediamo molto nel sistema del Workers Buyout: la legge Marcora permette ai lavoratori di acquistare la propria azienda in chiusura e di trasformarla in cooperativa. Attraverso la società Cfi, Cooperazione finanza impresa, sono stati salvati molti posti di lavoro. La pratica è lenta, ma una volta in esecuzione dà molti risultati. È sufficiente guardare l’esempio del Centro Olimpo di Palermo, un noto supermercato adesso centro commerciale, che vanta 15 milioni di fatturato annuo e una crescita da 36 a 42 soci. Ricordiamo, inoltre, come esempi significativi anche quello del Birrificio Messina, nonché le cooperative che nascono dai beni confiscati. Lo Stato elargisce ai lavoratori tutta l’indennità di disoccupazione in un’unica soluzione e in più la nuova cooperativa può richiedere finanziamenti con credito agevolato”.

Che cosa si può fare per aprirsi ai mercati internazionali?
“Le difficoltà di stare al passo con le nuove tecnologie e di tutelare da frodi il prodotto siciliano rappresentano i freni più evidenti per le imprese locali e la loro capacità di incidere sui mercati internazionali. Le frodi pesano soprattutto sul settore agroalimentare che è una delle voci economiche con maggiori potenzialità dell’Isola, con un contributo al Pil pari al 5,3% e un valore dell’export di circa 1,2 miliardi di euro, e che andrebbe maggiormente tutelato. Per intervenire sul gap digitale delle aziende cooperative, come Legacoop abbiamo istituito i Pico (Punti d’innovazione digitale per le cooperative), ossia un sistema di Centri di innovazione digitale (Digital innovation hub). Fanno parte del Network nazionale Impresa 4.0, sviluppato dal ministero dello Sviluppo economico nell’ambito del Piano nazionale Impresa 4.0. Con i Pico forniamo assistenza continua alle aziende cooperative che possono verificare attraverso questionari e colloqui se la propria azienda ha maturità digitale o se necessita di formazione e assistenza. Il vero futuro sta nel digitale. In questa missione stiamo coinvolgendo molti giovani dando loro delle borse di studio”.

Il futuro è nel settore agroalimentare

Cosa state facendo per avvicinare i giovani al mondo cooperativo?
“Sempre più scuole ci chiamano per dei progetti legati all’alternanza scuola-lavoro. Ho avuto modio di incontrare insegnanti meravigliosi e giovani fantastici, che, attraverso processi simulati, giocano a creare cooperative. Adesso, questi giovani sanno che ci siamo e sanno come muoversi, ma soprattutto alcune idee possono trasformarsi in vere cooperative. Hanno preso coscienza che non c’è più il posto fisso e che devono scommettere di più in sé stessi per realizzare i loro sogni”.

Perché un giovane dovrebbe preferire la cooperativa ad un altro istituto per realizzare il suo obiettivo lavorativo?
“Per formare una cooperativa occorre soprattutto la volontà di almeno tre persone che siano convinti a sostenersi. Verificato se l’idea può stare sul mercato, noi illustriamo a un nostro potenziale aderente cosa c’è a disposizione. Le cooperative durano di più perché per legge devono mettere da parte gli utili e formare dei fondi. Il tre per cento degli utili annui viene dato al Fondo mutualistico nazionale, che serve a creare nuove cooperative”.

Quali sono i settori in cui la Sicilia può e deve avere una marcia in più?
“Credo che il futuro di questa regione stia nell’agroalimentare. Chiediamo alla Regione di riavviare i procedimenti per la realizzazione del progetto della Banca della Terra. Lottiamo da sempre contro le false cooperative, ovvero contro la tendenza di alcune imprese di lasciare i rischi nella cooperativa e spostare gli utili in una Srl per ottenere benefici fiscali. Per legge, d’altronde, abbiamo il potere del controllo biennale anche delle cooperative non aderenti. Senza la buona riuscita dei controlli, lo Stato non riconosce al soggetto giuridico i vantaggi fiscali richiesti”.

Sulla Programmazione europea siamo ancora fermi all’anno zero

Avete l’appoggio delle istituzioni locali e regionali?
“Abbiamo scelto di rimanere indipendenti dal punto di vista politico. Dialoghiamo con tutti gli uffici regionali, non abbiamo problemi sia con i politici che con i dirigenti. La vera criticità è la farraginosità della burocrazia: è questo il motivo per cui ancora siamo all’anno zero della Programmazione finanziaria europea adesso in chiusura. Non capiamo il perché il Governo regionale non riesca ad ammetterlo. Così la Sicilia è già fallita. Occorrerebbero dei veri cambiamenti nella modalità di gestione dei Fondi europei. Se il Governo regionale non è in grado di cofinanziare i progetti, lo dica. Se ha bisogno di assistenza tecnica, lo dica. I tempi delle imprese, dello sviluppo, non devono hanno bisogno di procedure semplificate. Dobbiamo dare fiducia alle imprese, non penalizzarle”.

Cos’altro pensa che non vada nella nostra Regione?
“Per aiutare le imprese è fondamentale che la Regione siciliana batta i pugni sul tavolo per ottenere la ‘continuità territoriale’, intervenendo sui limiti e sui costi dell’insularità. Oggi è difficile muoversi in Sicilia e dalla Sicilia verso l’Italia e il mondo, e la colpa non è soltanto della Regione. Vantiamo prodotti agroalimentari eccezionali ma gli imprenditori, anch’essi eccezionali, non riescono a inserire nel mercato ciò che producono”.

Quali altre realtà agroindustriali stanno aiutando la Sicilia secondo lei?
“Siamo la prima realtà in Italia per l’agricoltura biologica. Come Legacoop Sicilia stiamo lavorando su un progetto di filiera per la carne biologica e per i grani antichi”.