Fanno discutere le dichiarazioni apparse sul “Financial Times” su uno dei prodotti simbolo della cucina italiana, il parmigiano, proprio dopo l’annuncio della sua candidatura a patrimonio immateriale dell’Umanità all’Unesco.
Nell’articolo in questione si arriverebbe a ipotizzare perfino che il parmigiano non sia un prodotto Made in Italy, ma un formaggio originario del Wisconsin. La (dura) replica di Coldiretti – Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti – non si è fatta attendere. Ecco la nota divulgata in risposta.
“Dal Financial Times arriva un attacco surreale ai piatti simbolo della cucina italiana proprio in occasione dell’annuncio della sua candidatura a patrimonio immateriale dell’Umanità all’Unesco. Sulla base di fantasiose ricostruzioni si contestano le tradizioni culinarie nazionali più radicate. In sostanza la carbonara l’avrebbero inventata gli americani e il panettone e il tiramisù sono prodotti commerciali recenti ma soprattutto si arriva addirittura a ipotizzare che il Parmigiano Reggiano originale sia quello che viene prodotto in Wisconsin in Usa , la patria dei falsi formaggi Made in Italy.
“Un articolo ispirato da una vecchia pubblicazione di un autore italiano che potrebbe far sorridere se non nascondesse preoccupanti risvolti di carattere economico e occupazionale. La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre infatti terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani all’estero dove le esportazioni potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine”.
Coldiretti, in replica alle dichiarazioni del “Financial Times” sul parmigiano italiano, esprime anche preoccupazione per la diffusione dell’agropirateria nei confronti dei prodotti Made in Italy. Il “business”, che avrebbe raggiunto un fatturato di circa 120 miliardi, ruoterebbe proprio intorno alle versioni “taroccate” di Parmigiano Reggiano, Grana Padano e altri noti formaggi italiani, nonché di vini e salumi italiani.
“La candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’umanità è un’opportunità per proteggere e rafforzare l’identità della cucina italiana che è la più apprezzata nel mondo con il record storico realizzato dalle esportazioni agroalimentari Made in Italy che hanno raggiunto il valore record di 60,7 miliardi secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat anche sotto la spinta della domanda di italianità in cucina. Un’iniziativa utile per valorizzare l’identità dell’agroalimentare nazionale e fare finalmente chiarezza sulle troppe mistificazioni che all’estero tolgono spazio di mercato ai prodotti originali”.