CATANIA – La crescente attenzione che viene riservata al benessere, alla cura del proprio corpo e, più in generale, al mondo dei centri fitness stanno rendendo il settore professionalizzante e altamente competitivo.
Da un punto di vista economico, la filiera del wellness rappresenta l’1,4 per cento del Pil italiano e il 5,4 per cento del prodotto interno lordo mondiale (fonte: Global Wellness Institute). La figura del personal trainer formato per garantire allenamenti efficaci di funzionale è ricercata e rappresenta l’elemento attorno a cui ruota un business sempre più redditizio anche per i centri in cui assiste i suoi “atleti”.
Ecco perché non è più possibile trattare il tema con “spensieratezza”, né indicare approssimativamente quali siano le eccellenze di un settore – appunto il funzionale – in cui lo studio e la formazione rappresentano un percorso indispensabile verso un’effettiva qualità della prestazione professionale.
A Catania, nelle scorse settimane, ha destato particolare clamore un articolo pubblicato su un quotidiano on line locale che aveva la pretesa d’indicare la “top ten degli istruttori di funzionale più ricercati sotto il Vulcano”. Un articolo che manca di fonti, di confronti con enti accreditati, dunque di quei presupposti che possano confermare in maniera oggettiva e incontrovertibile la veridicità dei fatti rappresentati.
Scopriamo subito – grazie al confronto con gli esperti del settore – come questa lista non contenga nomi d’istruttori di funzionale.
“I nomi indicati – spiega Guido Bruscia, docente della Fuctional Training School, la prima scuola di allenamento funzionale in Italia e scuola di formazione Asi (Associazioni Sportive e Sociali Italiane) – sono certamente nomi di professionisti, ma del settore aerobica e non del funzionale. Mi permetto di dirlo perché ho introdotto la disciplina in Italia per primo nel 2004 e attualmente il nostro ente ha certificato l’80 per cento degli istruttori in attività a Catania. Non sappiamo come abbia potuto il giornale stilare la top ten senza confrontarsi con un ente”.
“In termini economici – spiega al Quotidiano di Sicilia Bruscia – questo tipo di disinformazione pesa perché suggerisce erroneamente dei nomi non direttamente legati alla disciplina desiderata da potenziali clienti”.
In passato alcune federazioni hanno effettivamente stilato delle classifiche, ma basate sul giudizio di esperti e in base a criteri esatti.
“È una questione delicata – spiega Davide Impallomeni, docente per la Sicilia della Federazione Italiana Fitness – si può scrivere un pezzo che abbia fini di marketing, ma per stabilire una classifica serve una giuria qualificata e dei criteri di valutazione che attribuiscano eventualmente dei punteggi in base, ad esempio, aspetto tecnico, esecuzione tecnica, modo d’insegnare e tutte le qualità che sono di comunicazione e anche di adattamento degli allenamenti alla tipologia di cliente. Senza una giuria qualifica non si può parlare di classifica – spiega Impallomeni -.
In passato, in Fif sono state fatte gare in cui c’erano 4-5 giudici competenti (di cui ho fatto parte anche io e anche fuori Italia) che davano dei giudizi in base a criteri e da lì nasceva effettivamente una classifica”.
Il Quotidiano di Sicilia ha intervistato anche Luca Piancastelli, presidente della scuola di formazione nazionale Functional Move.
“Ritengo sia impossibile e forse tendenzioso – ha spiegato – stilare una classifica indicando la ‘top ten’ degli allenatori specializzati nell’allenamento funzionale anche e soprattutto che non sia frutto del confronto tra le scuole di formazione impegnate nella preparazione degli stessi. Mi viene spontaneo chiedermi sulla base di quali requisiti e perché non siano stati menzionati i nomi di quei catanesi quotidianamente impegnati nello sviluppo del settore, nomi presenti in convention nazionali e internazionali, che spesso vediamo sui palchi dell’evento italiano tra i più importanti in Europa, RiminiWellness o che ci assistono nelle docenze durante i corsi di formazione”.
“A mio avviso – continua Piancastelli – il ‘classificare’ è di per sé un errore a prescindere”.
Twitter: ChiaraBorzi