La telenovela europea è finita. Fitto è stato nominato, vicepresidente esecutivo della commissione, con delega alla coesione sociale. Si occuperà anche di PNRR, però in condivisione con l’ex premier lettone Dombrovskis, già commissario e considerato un falco tipo Schauble.
I vicepresidenti sono 6, una mossa per accontentare tutti, o quasi, e per depotenziarli sul piano politico. Il portafoglio non è un granché, da Paese minore, come il portafoglio di Fabrizio Barca nel gabinetto Monti, che era bravissimo, ma che nel governo, e nel partito, contava poco. Anche Fitto è bravo, uno dei pochi di esperienza e tradizione democristiana, e poi con quel che passa il convento è addirittura un gigante.
L’Italia in Europa non conta molto, se vediamo i portafogli dati a Spagnoli, Francesi, e paesi baltici. Ma il problema non è dato dalla Meloni, che ha votato contro Ursula, ma dal nostro debito, che ha costretto la UE ad investire un terzo del PNRR nel nostro Paese. Se sei indebitato fino al collo, e ci devono aiutare, certamente non puoi pretendere chissà quali ruoli, come Paese, indipendentemente da chi ci mandi.
Certo alcuni italiani sono più accreditati, vedi Mario Draghi, ma senza avere dietro un sistema Paese si possono limitare a dare consigli. Il concetto di sistema Paese è proprio quello che disconosciamo, se alcune forze politiche italiane intendono votare contro il nostro commissario. Cioè i soldi del PNRR li vogliono tutti I partiti, ma non vogliamo votare chi ce lì manda e gestisce. Un infantilismo italico che sa di piccola provincia. Ed è proprio per questo che la Difesa, gli Esteri, l’Economia o altri portafogli importanti vanno ad altri, più razionali ed affidabili.