ROMA – Il Fondo Monetario Internazionale, nel corso della sua ispezione annuale in Italia, ha effettuato delle stime di crescita più che altro a tinte fosche. Nel comunicato diffuso al termine della discussione al Bord dell’istituzione di Washington dei risultati della missione, emerge come in Italia sia prevista una crescita economica solo del 3% quest’anno, più che dimezzata rispetto al più 6,6% del 2021, che tuttavia era un parziale rimbalzo dopo il crollo del 9% del 2020 causato da lockdown e dalle misure anti Covid. Sul 2023 è atteso un limitato + 0,7%. L’inflazione dovrebbe raggiungere 6,7% sulla media di quest’anno e il 3,5% il prossimo.
Secondo il Fmi, inoltro, la disoccupazione calerà all’8,8% quest’anno per poi risalire al 9,3% nel 2023. Dalla relazione del Fmi emerge che “i livelli del sussidio risultano elevati rispetto al costo della vita in alcune zone del Paese”, anche se viene accolta positivamente la misura di rafforzamento dei requisiti di accettazione delle offerte di lavoro per i percettori di “Reddito di cittadinanza” e il collegamento a programmi di formazione. “Per rendere queste condizioni efficaci, evitare la dipendenza dal welfare e la disincentivazione del lavoro, le possibilità lavorative e le opportunità di formazione devono essere proposte – afferma l’istituzione di Washington – e il livello di riduzione del sussidio rispetto a redditi percepiti deve essere graduale”.
Insomma, in parole povere il Reddito di cittadinanza in Italia è troppo alto e disincentiva il lavoro produttivo. Sulla questione è intervenuta anche Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, che critica queste forme di assistenzialismo: “Un futuro migliore per i giovani non si costruisce aggiungendo al reddito di cittadinanza – che il Pd intende mantenere con tutte le sue criticità – una pur sostanziosa mancia una tantum: serve semmai premiare il merito, migliorare il circuito scuola-lavoro, implementare la formazione, indirizzando sostegni e sussidi sul vero bisogno, ossia su chi non può lavorare, non su chi non vuole”.
Un intero capitolo viene poi dedicato al “superbouns 110%”, sul quale secondo il Fmi, andrebbero effettuati maggiori controlli. Pur concordando con uno degli obiettivi dichiarati del Superbonus, quello di migliorare l’efficienza energetica, il Fmi rileva che il sussidio è eccessivo e l’efficienza energetica è scarsamente mirata. A riprova di ciò l`istituzione rileva che nel 2021 solo 57.000 abitazioni, meno dello 0,5% degli oltre 12 milioni totali in Italia sono state rinnovate usando questo schema e il miglioramento in termini energetici è stato marginale, rispetto al consumo complessivo da questo canale.
“L’aliquota molto elevata di agevolazione, che supera il costo dell’intervento sovvenziona in parte spese che sarebbero state effettuate comunque e incoraggia l’azzardo morale, dato che le famiglie – si legge – non hanno incentivi a prevenire l’eccessiva fatturazione”. Insomma per l’Fmi l’Italia sta affrontando le nuove sfide con rincari, strozzature ed incertezza politica. Queste sfide “assieme a problemi di lungo termine come la bassa produttività, portano alla luce i rischi associati con l’elevato debito pubblico italiano”. Sfide che hanno “considerevolmente offuscato le prospettive economiche” dell’Italia, rileva il Fondo monetario internazionale, che cita gli elevati prezzi dell’energia correlati anche all’invasione russa dell`Ucraina, l’inasprimento delle condizioni monetarie e finanziarie, le strozzature nelle catene di approvvigionamento globali e “l’incertezza politica”.