Economia

Fmi, esplode il debito italiano, ma non solo

La contrazione del Pil e l’aumento del deficit per la crisi del Covid-19 condannano l’Italia a una esplosione del debito pubblico che – secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale – quest’anno potrebbe balzare di oltre 20 punti, passando dal 134,8% del Pil nel 2019 al 155,5% nel 2020.

Nel Fiscal Monitor i tecnici dell’Fmi tracciano traiettorie di debito in forte crescita per tutti i Paesi, con una media globale che dall’8,3% dello scorso anno nel 2020 dovrebbe salire al 96,4% del Pil.

Il balzo più forte si registra negli Stati Uniti (+22,1 punti con un debito al 131,1% del Pil, peraltro il più alto a livello mondiale) e in Canada (+20,9 punti al 109,5%). Superano quota 100% del Pil la Francia (che in dodici mesi passa dal 98,5 al 115,4%) e la Spagna (dal 95,5 al 113,4%). Il ‘danno’ più contenuto, ancora una volta, lo registra la Germania, con un indebitamento che sale dal 59,8% al 68,7% del Pil.

Cresce ancora – a livelli irraggiungibili – il debito giapponese che, fra Pil in calo e misure di stimolo, passerà dal 237,4% del 2019 al 251,9% quest’anno. L’elevato livello di debito si tradurrà quest’anno per i tre paesi con i valori più elevati – Giappone, Italia e Usa – in un fabbisogno di rifinanziamento elevatissimo rispetto al Pil. Fra titoli in scadenza e nuovo deficit, ad esempio, Tokyo dovrà collocare sui mercati titoli pari al 45 % circa del suo Pil: per Washington questo dato si avvicina al 39% mentre per l’Italia è pari all’incirca al 28% del Pil.
Prossimo video: Francia, Spagna e Germania pronte a riaprire con gradualità

Nell’emergenza coronavirus gli interventi diretti decisi finora dal governo italiano – fra sostegno ai redditi, spese sanitarie e altre misure fiscali – ‘valgono’ l’1,2% del Pil (circa 20 miliardi di euro), uno dei valori più bassi fra i paesi del G20 (in Giappone si toccano circa i 500 miliardi di dollari, il 10% del Pil). Ma se in questa valutazione si include il valore delle garanzie offerte sui prestiti , per aumentare la liquidità alle imprese (pari a 550 miliardi, il 32,4% del Pil) si scopre che il nostro Paese è al top del G20 per l’entità complessiva degli interventi, secondo solo alla Germania (34% totale contro il 33,6% dell’Italia). Per il G7, continua il rapporto, le misure di bilancio addizionali rappresenteranno quest’anno il 5,9% del Pil.

La crisi scatenata dalla pandemia, la riduzione delle entrate e l’esplosione delle spese scaveranno un nuovo buco nei conti pubblici dell’Italia (e non solo) con un deficit che quest’anno potrebbe attestarsi all’8,3% del Pil (dall’1,6% del 2019). Il Fiscal Monitor mostra a livello globale un disavanzo pari al 9,9% del pil, con realtà nazionali assai differenti.

Il record del deficit dovrebbe spettare agli Usa, con un disavanzo pari al 15,4% del Pil (contro una media del 10,7% delle economie avanzate). Nell’Eurozona la media sarebbe del 10,7%, ma con una Francia in disavanzo del 9,2% nel 2020 (dopo il 3,0% dello scorso anno). Ale anche la Spagna (9,5%) mentre il -5,5% della Germania deve fare i conti con gli avanzi registrati nei sei anni precedenti nel solo 2019 +1,4%). Il Regno Unito dovrebbe attestarsi allo stesso 8,3% di deficit dell’Italia, mentre per il Canada il ‘buco’ sarebbe pari all’11,8% del Pil. Preoccupante anche il deficit della Cina, 11,2% nel 2020 dopo il 6,4% dello scorso anno.