Decine di articoli con somme per comuni e province, dalle ristrutturazioni dei centri storici alle manifestazioni per il carnevale. Finanziati, però, con il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc). E’ su queste norme che è arrivata l’impugnativa dello Stato sulla legge di Bilancio della Regione, costellata di misure “senza specificazioni che assicurino la copertura degli stanziamenti ne’ la coerenza degli interventi”.
Lo stop alla finanziaria siciliana è arrivato ieri in tarda serata dopo una riunione del Consiglio dei ministri, e ha bloccato, in sostanza, tutte quelle norme contenute nel Bilancio che prevedevano, come copertura, i fondi Fsc: non solo quelli già avuti dalla Regione per gli anni 2014-2020, ma anche quelli, non ancora ufficialmente stanziati, della nuova programmazione 2021-2027.
Il problema, infatti, sta proprio qui: da un lato una serie di misure prevedevano una copertura a valere sui fondi della passata programmazione, senza però considerare che riprogrammare quei soldi non è possibile, visto che è stata ormai superata la scadenza del 31 dicembre 2022.
Come per i fondi europei, anche per quelli del Fsc vanno infatti certificati entro determinate scadenze non posticipabili, pena la perdita dei finanziamenti, a meno che, alla data del 31 dicembre 2022, “risultino pubblicati i bandi o avvisi per l’affidamento dei lavori ovvero per l’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori nonché, in caso di contratti senza pubblicazione di bandi o di avvisi, siano stati inviati gli inviti a presentare le offerte per l’affidamento dei lavori ovvero per l’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori”.
Altro discorso è quello che riguarda, invece, le norme della legge di Bilancio che prevedevano una copertura a valere sulle somme della nuova programmazione: quella 2021-2027. In sostanza, il governo regionale ha previsto che molti degli soldi previsti per interventi per comuni, province, imprese e tutto ciò che la finanziaria regionale comprende, venissero presi dalle casse del Fsc, per cui è stata avviata di recente la nuova programmazione. Il problema è che non c’è ancora lo stanziamento definitivo per la Sicilia, regione alla quale, finora, sono state assegnate risorse pari a 237 milioni di euro, che però sono “destinate alla realizzazione di specifici interventi” indicati nella delibera che queste somme le ha assegnate.
Su questo punto, scrive il ministero dell’Economia nell’impugnativa, “diverse sono le disposizioni interessate, che stabiliscono complessivamente un utilizzo di risorse Fsc 2021-2027 per oltre 1.700 milioni di euro e per talune di esse deve essere peraltro verificata la conformità della natura della spesa con gli stanziamenti”. Ad esempio, riporta il ministero, “le spese per il personale alle dipendenze dell’Azienda regionale foreste demaniali e del Comando del Corpo forestale; i contributi alle imprese per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e per la trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato nel corso dell’anno 2023; l’abbattimento degli interessi passivi dei finanziamenti delle aziende agricole di produzione e trasformazione”. E ancora: “si segnala, inoltre, la scarsa rilevanza finanziaria di alcuni interventi, anche dell’ordine di 100.000 euro, che qualora ritenuti urgenti potrebbero trovare forme di copertura nell’ambito dei bilanci degli enti interessati”.
Un altro capitolo che è stato ‘vittima’ dell’impugnativa dello Stato è quello che riguarda la Sanità.
Alcuni articoli in particolare.Prima di tutto l’articolo che prevedeva che anche le aziende sanitarie avrebbero dovuto sottostare alla norma – valida per società ed enti strumentali (partecipate) della Regione – che prevede che le nuove assunzioni debbano essere fatte attingendo dall’albo del personale regionale “nel rispetto della sostenibilità finanziaria”.
“Non si comprende – scrive il ministero della Salute nell’impugnativa – la disposizione che sembra obbligare le aziende sanitarie siciliane a procedere a nuove assunzioni attingendo necessariamente dall’albo del personale eludendo, in tal modo, la regola generale del concorso pubblico”.
Infine l’articolo in favore dei soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico. La finanziaria infatti prevedeva che venisse pubblicato un programma regionale unitario per l’autismo, per cui ogni azienda sanitaria della Regione avrebbe dovuto attivare un centro per l’autismo a cui destinare almeno lo 0,3 per cento delle somme in entrata.
“Ma – dice il Ministero – i disturbi dello spettro autistico sono già inseriti nei Lea – livelli essenziali di assistenza, motivo per cui sono finanziati con il Fondo sanitario regionale. Se si facesse diversamente, si verrebbe a configurare una prestazione aggiuntiva rispetto ai Lea” e questa prestazione aggiuntiva dovrebbe essere finanziata dalla Regione, che però, essendo in piano di rientro dal disavanzo sanitario, è quindi “soggetta al divieto di spese non obbligatorie”.
“La gatta frettolosa ha fatto i gattini ciechi – commenta dall’opposizione Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Ars – Nel tentativo di dimostrare discontinuità rispetto ai proverbiali ritardi della passata legislatura il governo Schifani ha puntato più sulla forma che sulla sostanza. Incappare in un’impugnativa alla prima legge approvata è un fatto gravissimo, ancor più perché arriva da un governo nazionale che ha lo stesso colore politico di quello regionale e con il quale ci aspettavamo ci fosse stata un’interlocuzione. Le 15 pagine di impugnativa – continua Catanzaro – si sono abbattute come una scure sui proclami del governo Schifani, a farne le spese, tra gli altri, saranno ancora una volta i Comuni che vedono sfumare il fondo di investimento di 115 milioni previsto, la sanità, che già soffre per la carenza di personale medico, grazie alla bocciatura dei fondi destinati alle borse di studio di area medica, le famiglie meno abbienti che vedono sfumare la possibilità di accedere ai contributi previsti con il fondo famiglia. Se questo è il buon lavoro del governo regionale c’è da essere preoccupati per l’immediato prosieguo della legislatura”.
Ma nel frattempo il presidente della Regione, Renato Schifani, rassicura tutti. Dopo una telefonata con il ministro Fitto, il governatore ha fatto sapere che il ministro avrebbe “assicurato che il governo, in collaborazione con le Regioni, procederà presto a definire le modalità ed i tempi per un efficace ed efficiente impiego delle risorse Fsc, tenendo conto degli interventi coerenti con le finalità della coesione”.