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Fondo usura, dal Mef 32,7 milioni a disposizione di imprese e associazioni

SPECIALE ECONOMIA

PALERMO – Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha reso nota la disponibilità di risorse destinate e distribuite a confidi, associazioni e fondazioni dal Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’usura, istituito nel 1996 presso il dipartimento del Tesoro del Mef per favorire l’accesso al credito a imprese e cittadini per l’appunto a rischio usura.

Per il 2020 il ministero ha messo a disposizione 32,7 milioni, 10 in più rispetto allo scorso anno, di cui 23 milioni destinati a consorzi di piccole e medie imprese e 9,7 milioni ad associazioni e fondazioni impegnati in prima linea nella lotta contro questo tipo di illecito. In particolare, secondo quanto specificato dal ministero dell’Interno nell’annuale rapporto relativo alle attività economiche, sono 374.572,79 euro le risorse destinate agli operatori siciliani nell’anno corrente. Nella stessa relazione, inoltre, si fa presente che le richieste pervenute da consorzi, associazioni e fondazioni siciliane sono solo nove, a fronte delle 26 dello scorso anno e delle 37 del 2017.

Quello che balza subito agli occhi, quindi, non è solo la richiesta esigua di domande, che comunque coincide anche con un dimezzamento del dato nazionale che passa da 353 a 183, per un territorio che, per la sua storia criminale e socio-economica, da sempre convive accanto a questo tipo di illeciti, ma anche il rapporto tra la quantità di risorse messe a disposizione e la percezione del fenomeno, che in Sicilia e in generale al Sud, è percepito come pervasivo e pressante. Non a caso, in Campania, regione che detiene il primato di contributi percepiti, e in Puglia, il Fondo distribuisce rispettivamente oltre 1,1 milioni e quasi 700 mila euro, mentre la Calabria riceve addirittura meno di Lazio, Lombardia, Veneto e Toscana, rimanendo ferma a 25 mila euro. Anche in questo caso, esattamente come accade in Sicilia, la quantità di richieste, solo sette, sembra collimare con la percezione che si ha del fenomeno.

Il quadro appare ancora più singolare se messo in relazione all’anno appena trascorso. L’aumento di risorse distribuite dal Fondo, dovuto in gran parte alle restrizioni legate alla pandemia che hanno messo in ginocchio numerose attività economiche e molti privati cittadini, non ha infatti coinciso con l’incremento del numero di domande da parte di consorzi, associazioni e fondazioni attive nella lotta contro l’usura.
Nel caso specifico della Sicilia, poi, la quantità di risorse messe a disposizione è in linea con quelle distribuite negli ultimi anni, il cui importo oscilla sempre tra i 300 e i 500 mila euro, e nella lista degli operatori definiti idonei figurano da anni sempre gli stessi enti: la Fondazione antiusura Padre Puglisi di Messina, la Fondazione SS. Mimiliano e Rosalia Fondo di solidarietà antiusura onlus di Palermo e la Fondazione microcredito e sviluppo di Caltagirone (CT). La sensazione è che la distribuzione del Fondo segua degli automatismi e rimanga lontana dagli specifici contesti che ogni anno posso subire cambiamenti.

Nel primo rapporto del Mef relativo al Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’usura si evidenzia inoltre come nel quinquennio che va dal 2013 al 2018 il Sud abbia ricevuto meno risorse rispetto al Nord e al Centro Italia, se consideriamo i soli consorzi di piccole e medie imprese. In particolare, a questi ultimi sono stati distribuiti, negli ultimi cinque anni, solo 70 milioni, a fronte degli 89 milioni messi a disposizione del Centro e dei 154 milioni del Settentrione, mentre ad associazioni e fondazioni sono stati destinati 66 milioni, contro i 67 milioni delle regioni del Centro Italia e i 20 milioni del Nord.

A tal proposito, abbiamo chiesto al ministero dell’Economia di spiegarci i metodi di ripartizione del Fondo e di specificarci, alla luce della distanza tra fenomeno percepito e risorse stanziate, perché ogni anno gli importi sono più o meno identici e perché tali risorse sono sempre distribuite agli stessi operatori, senza avere ancora nessuna risposta. L’Ufficio stampa, infatti, ci ha chiesto tempo, dati i numerosi impegni legati alla gestione della pandemia, ma non appena riceveremo risposta, ritorneremo sull’argomento pubblicando i relativi chiarimenti.