Mentre si aspetta che gli uffici regionali risolvano i problemi sorti con Formez, o che trovino un nuovo soggetto a cui affidare la gestione del servizio, il dipartimento della formazione professionale prova a rimettere in moto la riqualificazione del personale degli enti di formazione rimasto disoccupato.
Pubblicato un avviso che consente a tutti coloro i quali risultano iscritti al Sarf, e che hanno già avviato ma non definito la procedura di adesione all’avviso del 28 gennaio, di poter completare le procedure per rendersi disponibili a questa riqualificazione.
L’occasione è aperta a coloro che fanno parte dell’albo dei formatori, riconosciuto dalla Regione, che era disoccupato alla data del 14 maggio 2020. Gli interessati potranno completare la presentazione della documentazione, aggiungendo, qualora mancassero, l’estratto conto certificativo Inps e l’autocertificazione che attesta lo stato di non occupazione alla data indicata nel bando.
Sarà possibile effettuare le operazioni entro il 30 settembre prossimo. L’accesso in piattaforma verrà invece automaticamente negato dal sistema a tutti i soggetti la cui iscrizione in albo non risulta regolarmente confermata al Sarf ed a tutti i soggetti che, ancorché registrati, non hanno aderito all’avviso dello scorso gennaio. Un modo per prendere tempo, che comunque non nasconde le difficoltà evidenti che l’assessorato sta vivendo nella gestione del settore della formazione professionale.
“Il processo di riqualificazione riguardante i lavoratori della formazione professionale, previsto dal parlamento siciliano con l’approvazione dalla scorsa Legge Finanziaria, a distanza di un anno appare un miraggio – ha detto il deputato all’Ars e commissario provinciale della Lega per Palermo, Vincenzo Figuccia -. Considerando l’evolversi della questione, mi preme sottolineare che bisogna trovare un’alternativa nel più breve tempo possibile perché a pagarne le conseguenze non possono essere sempre i lavoratori che riponevano una speranza nei percorsi previsti di inclusione socio-lavorativa e di fuoriuscita dalla condizione di disoccupazione determinata dai licenziamenti degli anni precedenti”.
Questa della riqualificazione doveva essere una opportunità per trovare una nuova strada sfruttando le proprie capacità e al contempo aprirsi a possibilità diverse e rivolte al futuro per il personale iscritto all’albo dei formatori, allo scopo di attivare percorsi formativi di aggiornamento e di riqualificazione professionale, “per salvaguardare i livelli di occupabilità del personale del comparto della formazione professionale”.
Si tratta della prima iniziativa rivolta agli operatori della formazione professionale dopo il rinnovo dell’albo a marzo scorso, proprio durante il primo lockdown, nell’ottica di quanto introdotto nella riforma del settore del dicembre 2019: agli attuali iscritti, sebbene l’albo debba considerarsi ad esaurimento, si applicheranno, fino al 2030, le tutele già in vigore, garantendo quindi la priorità assunzionale per quanti regolarmente registrati e con data di assunzione antecedente il 31 dicembre 2008, data di blocco delle assunzioni stabilita dall’allora governo regionale del presidente Raffaele Lombardo.
A questi si aggiungono, in un elenco separato, oltre 4 mila aspiranti lavoratori, nuovi iscritti che possiedono i requisiti per poter accedere al settore. Uno sfoltimento dei numeri abbastanza inaspettato, dopo le tante proposte fatte nel corso del tempo ma mai applicate: i prepensionamenti, l’offerta di incentivi per la fuoriuscita dal comparto, e la riqualificazione del personale per essere inserito in altre realtà regionali, spostandolo dove ce ne fosse necessità, in base alle esigenze del territorio e del tessuto economico preminente.
Michele Giuliano