PALERMO – È stato un anno di stallo, il 2020, per l’Ufficio speciale per la chiusura e liquidazione degli interventi a valere sul piano dell’offerta formativa, per gli anni 1987-2011 e sull’obbligo di istruzione e formazione per gli anni 2008-2017.
L’Ufficio, creato di proposito per chiudere tante pratiche rimaste aperte ormai da decenni, ha visto finalmente rimpinguare le sue disponibilità, con una serie di operazioni amministrative: la ragioneria generale della Regione siciliana ha infatti impartito le istruzioni allo scopo di regolarizzare le partite contabili sospese per pignoramenti e mandati speciali in conto sospeso, pagati dall’istituto cassiere nell’anno 2020.
Allo stesso tempo, in considerazione della quantità e della complessità delle partite sospese di competenza dello stesso Ufficio speciale, non è stato possibile provvedere alla regolarizzazione sui relativi capitoli di spesa pertinenti entro i termini né, nel corso dell’esercizio finanziario 2020, è stato possibile procedere all’assunzione dell’impegno di spesa per la regolarizzazione delle citate partite sospese, poiché la relativa lista definitiva di pagamenti effettuati dall’istituto cassiere è pervenuta oltre i termini fissati per la richiesta di variazione in bilancio.
Insomma, alla fine di tutte le beghe burocratiche, è stato assunto l’impegno di spesa di 3.592.668,55 euro, in modo da consentire e facilitare l’esecuzione della procedura contabile necessaria nel bilancio della Regione per l’esercizio finanziario 2019, per pagamenti già effettuati dallo stesso tesoriere.
L’Ufficio speciale è stato costituito con lo scopo di gestire e chiudere il prima possibile progetti e attività della formazione professionale rimaste in attesa di rendicontazione finale per troppi anni. Si parla infatti della gestione di tutte le attività amministrative e contabili, compreso il relativo contenzioso, per la chiusura e liquidazione degli interventi a valere sul Piano Regionale dell’offerta formativa (Profi) per gli anni che vanno dal 1987 al 2011; lo stesso vale per tutti gli interventi a valere sull’Obbligo di Istruzione e Formazione (Oif), per gli anni che vanno dal 2008 al 2013.
Altro tasto dolente ma di fondamentale importanza negli ultimi anni è stato il controllo del cosiddetto ‘Fondo di Garanzia’, un istituto previsto dalla legge regionale a supporto integrativo della cassa integrazione che è stata applicata dalla Legge nazionale fino al 31 dicembre 2015. In pratica, la Regione si è impegnata a fornire un ausilio ai lavoratori della formazione in difficoltà lavorative, andando a versare una quota del 20% a integrazione della cassa integrazione versata dall’Inps.
In particolare, la legge regionale del 7 giugno 2011, n. 10, prevede che gli interventi a carico del fondo sono disposti “in favore dei dipendenti degli enti di formazione professionale con contratto a tempo indeterminato, nonché del personale impegnato nei servizi di orientamento, dell’obbligo di istruzione e formazione e degli sportelli multifunzionali”.
Il fondo è stato al centro anche di vicende giudiziarie, che hanno visto gli uffici regionali uscire perdenti: nel 2019 il tribunale di Messina, sezione lavoro, ha condannato la regione al pagamento a favore dei lavoratori della formazione professionale, iscritti all’albo, delle spettanze dovute a titolo di quota integrativa del fondo di garanzia della legge regionale.
L’Amministrazione regionale sosteneva invece di aver disatteso questa disposizione in quanto il pagamento delle somme dovute era subordinato ad una valutazione di disponibilità ed adeguatezza delle relative risorse.