Lavoro

Formazione professionale, Ciapi, la Regione e le prospettive di rilancio

PALERMO – Mentre il mondo della formazione professionale va a rotoli, con enti fermi di nuovo da mesi e l’Avviso 8 ancora in divenire, si parla ancora della vecchia questione del Ciapi.

Nei giorni scorsi si è tenuto un sopralluogo nei locali del Ciapi di Siracusa, in presenza dell’assessore regionale del lavoro Antonio Scavone, del commissario dell’ente Rosaria Barresi, del deputato regionale Rossana Cannata, l’intera deputazione regionale siracusana e i sindaci del territorio.

“Si è trattato di un appuntamento per visionare la realtà dell’ente – ha detto la parlamentare Cannata – analizzare la situazione economica in cui versa e verificare le prospettive di rilancio. Evidenziando lo stato attuale – aggiunge la componente della commissione Attività produttive – si è rilevata la costituzione di un fondo Contenziosi come garanzia rispetto alla massa di contenziosi che gravano sull’ente e si è indicato in circa 572 mila euro la cifra necessaria per l’approvazione del bilancio di previsione e di conseguenza per consentire i pagamenti ai lavoratori”.

Tra le potenzialità del Ciapi è stata invece rilevata una mission coerente con la struttura, con una particolare vocazione alla formazione tecnico industriale e anche quella di base della pubblica amministrazione.

La storia del Ciapi è lunga e costellata di interventi da parte della magistratura. Ultimo capitolo nel 2018, quando le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno confermato le condanne della Corte dei Conti per lo scandalo Ciapi che ha gestito, in maniera un po’ allegra, per usare un eufemismo, dei fondi messi a disposizione del progetto Co.Or.Ap (Consulenza, Orientamento e Apprendistato), respingendo per intero i 5 ricorsi presentati. I burocrati e i rappresentanti del Ciapi furono condannati, in appello, nel 2016 a risarcire un danno di 8 milioni di euro, nonostante parte del danno fosse già stato dichiarato prescritto.

Il progetto era costato 15 milioni di euro per formare 1.500 ragazzi, il cui obiettivo minimo era l’avvio al lavoro di almeno 600 giovani. I risultati furono pessimi: soltanto 18 ragazzi arrivarono a fare l’apprendistato, e nessuno trovò lavoro fisso. Per questo motivo l’Olaf, l’organismo antifrode dell’Unione Europea, ha inviato gli ispettori in Sicilia. Il Ciapi avrebbe dovuto, vista la valenza del progetto e l’ingente valore economico, costituire un comitato tecnico scientifico, con il compito di assicurare la coerenza e la validità dei contenuti delle attività progettuali. Ancora, vigeva l’obbligo, individuato con un apposito atto deliberativo, a restituire all’amministrazione regionale le somme indebitamente percepite, nel caso in cui fosse stata riconosciuta una cattiva gestione o comunque il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati. Invece tutto sembrava andare splendidamente: oltre agli iniziali quasi 8 milioni di euro stanziati, nel 2008 veniva approvata prima una integrazione del finanziamento di quasi 4 milioni di euro, e ancora una seconda integrazione di un milione di euro, e una terza di 3 milioni e mezzo, per un totale finale di poco più di 15 milioni di euro. Ma mentre da una parte piovevano soldi, dall’altra veniva avviata dall’Olaf, l’Ufficio Europeo per la Lotta all’Antifrode, una verifica sul posto per verificare possibili irregolarità.

Dal rapporto stilato e inviato alla Procura della Repubblica sono emerse criticità nella gestione del progetto, partendo dal mancato raggiungimento degli obiettivi, per andare a parare alle solite incongruità relative al reclutamento del personale dipendente, alle procedure per la fornitura di beni e servizi e all’assegnazione delle consulenze esterne e dei contratti di lavoro a progetto e lavoro occasionale.