PALERMO – Se l’emergenza sanitaria per il covid 19 è ormai giunta alla fase 3, per la formazione professionale in Sicilia tutto si è fermato a marzo. Dal lockdown ogni attività è stata bloccata e a quasi sei mesi di distanza il settore non vede all’orizzonte alcuna prospettiva di ripartenza.
Non solo, anche le attività legate all’avviso 2, ormai concluse, sono state congelate dal punto di vista amministrativo. Sull’intera vicenda gli uffici regionali hanno fatto calare il silenzio, mentre gli enti rimangono in attesa di risposte.
Proprio per riaprire la discussione sull’argomento, le associazioni datoriali, Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Ugl della Sicilia, hanno scritto all’assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale Roberto Lagalla, e alla dirigente generale del dipartimento dell’Istruzione e della Formazione professionale Patrizia Valenti, per segnalare la paralisi amministrativa che ha investito l’assessorato dell’Istruzione e Formazione professionale, che sta avendo gravi ripercussioni sugli enti e sui propri lavoratori, in attesa dei pagamenti degli acconti, spesso ancora i primi, quando le attività formative si sono concluse da tempo.
Questioni che sembrano burocrazia e basta sulla carta, mentre si concretizzano in stipendi non pagati per i dipendenti. “Le maggiori criticità si riscontrano nell’ambito dell’erogazione dei pagamenti – scrivono i sindacati nella nota – che è opportuno ricordare sono stati sospesi da fine dicembre 2019 ai primi di giugno 2020 in attesa dell’approvazione del bilancio della Regione e delle relative procedure di riattivazione dei capitoli di spesa. Tuttavia dai primi di giugno ad oggi sono esigue le erogazioni operate con una mole di mandati arretrati ormai ingestibile e che risalgono anche all’anno 2019”.
Come risultato, gli enti ed il personale sono allo stremo, continuano a concludere le attività d’aula senza avere ricevuto in taluni casi neanche il primo acconto. “Si continua stoicamente ad inserire dati nelle piattaforme di progettazione e rendicontazione – si scrive ancora nella nota – senza poi mai vedere un saldo. Come possiamo andare avanti? Forse è il caso di fermarsi tutti? Ad oggi le uniche prospettive di recupero di questa enorme mole di crediti, appare quella giudiziaria con aggravio di spesa per l’erario, ma appare ormai l’unico modo per evitare il collasso finanziario degli Enti e del comparto”.
Insomma, una condizione difficile da gestire, anche perché al momento non si vede alcuna prospettiva di ripresa in un futuro prossimo. Dopo la chiusura dell’avviso 2, ancora nulla è stato proposto per riprendere ad erogare corsi di formazione tradizionali, e quello che sembrava ormai una certezza, il “vecchio” avviso 8, uscito dal pantano dei ricorsi e delle sentenze, sembra essersi di nuovo dissolto nel nulla, come una bolla di sapone.
Una cosa che è stato possibile portare avanti proprio durante il lockdown, è stato l’aggiornamento dell’albo degli operatori della formazione professionale, per il quale è stata attivata una piattaforma informatica sulla quale ogni candidato ha dovuto inserire i propri dati anagrafici, quelli relativi alla propria condizione lavorativa sia nel settore che all’interno di esso.
Anche in questo caso non sono mancate le polemiche, vista la coincidenza con un periodo di chiusura totale, che ha reso più difficile l’iscrizione a coloro i quali non fossero forniti in casa delle necessarie attrezzature informatiche, come un personal computer, una stampante con scanner e una connessione internet.