Forum

Vecchioni: “Agricoltura e innovazione valorizzando le eccellenze”

Un confronto su questioni strutturali e non contingenti: ospite di questo Forum con il QdS, realizzato dal direttore Carlo Alberto Tregua, l’amministratore delegato di BF Spa, Federico Vecchioni.
La storia di Bonifiche Ferraresi parte dal 1871.

Qual è stata l’evoluzione della società dalla fine dell’Ottocento fino a oggi?

“BF nasce quando la Banca d’Italia entra in possesso delle bonifiche inglesi. Poi, nel 1947, la quota in Borsa. Nel 2014 la vendita del 62% di proprietà di Via Nazionale diventa l’occasione per creare un campione agricolo nazionale dell’agroindustria. L’obiettivo era rivedere i rapporti esistenti tra il mondo agricolo, l’industria alimentare e la distribuzione organizzata, passando dalla contrapposizione tra gli attori alla valorizzazione del prodotto agricolo italiano, con una leadership agricola”.

Qual è stato il progetto alla base dello sviluppo di BF dopo la cessione da parte di Banca d’Italia?

“Il progetto di BF nasce in ambito agricolo, radunando soggetti del mondo finanziario e delle imprese agroindustriali, per realizzare l’Opa. L’obiettivo era trasformare una bella azienda agricola in una grande infrastruttura agroindustriale, BF Spa, che controllasse tutta la filiera, dal seme allo scaffale, dotata di una solida base fondiaria, con le competenze necessarie per verticalizzarsi nei settori in cui aveva deciso di investire”.

Quali sono i principali settori in cui operate?

“Il fatturato è composto da prodotto agricolo trasformato e da una parte importante legata ai servizi. L’attività va dalla realizzazione e al confezionamento di prodotti trasformati, tanto per la grande distribuzione che per il mercato retail”.

L’innovazione è stata da sempre la vostra stella polare: qual è quella di cui andate più fieri?

“BF ha innovato soprattutto il modello di business, modificando l’approccio tradizionale agricolo, affiancando i servizi alla produzione, verticalizzando le filiere. Inoltre, la società ha sviluppato la ricerca della genetica delle sementi destinate alle filiere food e non food, in particolare il grano duro, il girasole, l’erba medica, il riso, il ricino per i biocarburanti”.

Tra le vostre priorità c’è quella di portare avanti un modello di sviluppo “sostenibile e responsabile”. In che modo si concretizza questo intendimento?

“Affianchiamo alla produzione la valorizzazione del capitale fondiario, intesa come bene di comunità, con l’obiettivo di preservare la fertilità dei terreni, ripristinare l’assetto boschivo attraverso una agricoltura innovativo-rigenerativa. I principi fondanti sono il basso impatto ambientale e la capacità di traguardare il futuro agricolo in un ambiente climatico cambiato. BF punta all’innovazione e alle moderne tecnologie agricole, nel rispetto di una genetica sempre più naturale, di una chimica sempre meno di sintesi, legata agli organico-minerali, e di agrofarmaci basati su biostimolanti”.

Che futuro possono offrire oggi BF e l’agricoltura ai giovani?

“Puntiamo a formare a regime 300/400 figure professionali all’anno. A Jolanda di Savoia, nella storica sede della società, con BF Educational sta nascendo un polo di formazione con aule didattiche in campo, in cui gli studenti potranno coniugare la teoria con la pratica e approfittare del network globale della società, anche per realizzare i loro progetti di vita e professionali”.

Quei numeri che certificano un successo in espansione da Nord a Sud del Paese

Il successo di un gruppo, come spesso accade, è contenuto nei suoi numeri. E i vostri sono estremamente positivi…

“La società è gestita da una trentina di manager. Il Gruppo occupa circa 1.800 persone e negli ultimi nove anni il fatturato è passato da 80 milioni a oltre 1 miliardo di euro, l’Ebitda è passato da 900.000 euro a 40 milioni al 30 giugno del 2023, la capitalizzazione di Borsa da 100 milioni a circa 1 miliardo di euro con una crescita del titolo dagli iniziali 2 euro a 3,6 euro. Il patrimonio fondiario è cresciuto da 5.500 a 11.000 ettari coltivati in via diretta in Italia. A oggi BF è il principale attore agro industriale nazionale, con la rete di consorzi agrari serve 5,5 milioni di ettari su una superficie agricola italiana totale di 12,8 milioni di ettari. Dal 2014 BF ha sempre realizzato i propri piani industriali e quello approvato a luglio dello scorso anno, con un orizzonte che si spinge fino al 2027, punta ad arrivare a un giro d’affari di circa 2 miliardi di euro.

Come avete potenziato la vostra rete sul territorio nazionale?

“Nel 2020 è stata fatta una grande operazione che ha portato il Gruppo all’interno del perimetro di consolidamento dei Consorzi agrari d’Italia, con la consapevolezza che la più grande rete agricola di piccoli e medi agricoltori e il più grande attore agricolo italiano potessero avere una progettualità comune per consolidare risultati e crescere ulteriormente, non solo sul territorio nazionale. Allo stesso tempo è nato il Polo sementiero italiano attorno alla Società italiana sementi, presente anche in Sicilia, a Enna. I poli di eccellenza rappresentano la miglior valorizzazione del business, perché lo rendono più comprensibile al mercato. Inoltre, i Poli sono integrati da una rete, con più di cento agenti, che vende sul territorio nazionale. Così, oltre allo storico radicamento nel Centro-Nord, l’attività si sta espandendo nel Centro-Sud, in particolare in Puglia, Basilicata e Sicilia. BF è diventata un modello anche per la capacità che ha avuto di mettere insieme i leader di settore, che hanno così sviluppato sia il proprio business che la società”.

Prospettive internazionali e buone pratiche di crescita

Ovviamente le attività di Bonifiche Ferraresi non si limitano al territorio italiano. Quali sono gli scenari aperti a livello internazionale?

“Questa è la nuova frontiera con cui la società si sta misurando e per BF ciò significa trasferire competenze nelle agricolture del pianeta. L’obiettivo è produrre meglio e di più, in contesti produttivi extra italiani ed extra europei. Attraverso BF International il Gruppo opera realizzando delle Model Farm delle Demo Farm che, per emulazione, diventano dei driver per tutte le agricolture. Questo progetto si inserisce in un quadro geopolitico che travalica il Mediterraneo rivolgendosi alle aree più vocate all’agricoltura del pianeta. BF ha già cominciato a operare in Africa, con una presenza in Algeria, Ghana, Angola e Congo, mentre in Egitto sta mappando le potenziali aree. Inoltre ha serie interlocuzioni in Kazakistan, Brasile, Paraguay e Uruguay. Lo sviluppo internazionale porterà BF anche a Bruxelles, perché l’Unione europea è il crocevia di molteplici relazioni finanziarie, economiche e commerciali, non solo verso i Paesi in via di sviluppo. BF è nata con lo spirito di diventare un attore di riferimento per un Governo dell’Africa, dell’America, dell’Est europeo o di un Paese del Golfo, come è successo, che ha chiamato dicendo: ‘Nel mondo non c’è nessuno che fa il vostro mestiere’.

In che cosa consistono esattamente queste iniziative cui ha accennato?

“BF non compra terra, la prende in concessione per realizzare aziende modello di cui gli attori locali si avvalgono e facendo anche sperimentazione per ottenere i semi più adeguati a ogni territorio. BF può ritenersi un interlocutore all’altezza per la realizzazione di progetti a valenza internazionale, che dà all’Italia un ampio respiro e un alto standing nel settore agricolo. Per esempio, possiamo immaginare di gestire l’immigrazione attraverso il benessere delle popolazioni e la possibilità di alimentarsi passa attraverso lo sviluppo agricolo”.