Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua e dal vice presidente Filippo Anastasi, il candidato alla Presidenza della Regione Siciliana, Nuccio Di Paola, risponde alle domande del QdS.
Come intendete migliorare l’efficienza dell’amministrazione pubblica, se dovesse diventare presidente?
“Parto dal buon esempio che la politica deve dare a chi gestisce tutta la macchina burocratica e il primo è di non farsi impugnare le leggi. La nostra è la Regione che ha avuto il maggior numero di impugnative. Vero è che le leggi le fa il Parlamento, ma queste proposte sono portate dalla maggioranza e dal Governo. I problemi nascono perché le leggi sono poco chiare e io stesso sono stato il promotore di una Commissione per la verifica e l’attuazione delle leggi della Regione siciliana. Il nostro Movimento l’ha chiesta con forza ed è stata istituita dal presidente dell’Assemblea regionale. Ci siamo così accorti che ci sono tremila leggi in più rispetto a quelle nazionali, di cui una parte è divenuta obsoleta nel frattempo. Molte sono poco chiare, molte non funzionano e molte non vengono attuate, anche quelle fatte dal nostro Movimento. La macchina burocratica siciliana, a oggi, non riesce ad attuare tutto ciò che è fatto dal legislatore. La nostra proposta è di legiferare meglio, facendo leggi mirate in minor numero. Perciò, se vinceremo, diminuiremo o elimineremo tutte quelle leggi che vanno a ingessare la macchina pubblica”.
Come intendete eliminare le leggi non funzionali?
“Innanzitutto lo faremo grazie alla Commissione di Verifica e attuazione delle leggi, partendo dalle concertazioni e usando la Commissione per eliminare gli impedimenti che bloccano i provvedimenti. In questa legislatura la Commissione ha funzionato due mesi e ha permesso di sbloccare alcune nostre leggi. Come esempio, porto quello dell’assistenza igienico-personale per gli alunni disabili nelle scuole, il cui servizio era saltato. Abbiamo fatto una norma per riattivarlo, trovando fondi regionali, ma quei soldi non arrivavano alle scuole. Ci sono voluti due mesi per superare le difficoltà. Le resistenze si superano facendo concertazione. Inoltre, vogliamo rafforzare la digitalizzazione, che va di pari passo con al formazione, perché abbiamo dirigenti che hanno grande esperienza, ma che non hanno una formazione continua adeguata, come denunciato dai sindacati. Inoltre, le leggi poco chiare non aiutano e il dirigente non si assume la responsabilità di interpretarle”.
La frammentazione delle competenze crea ostacoli?
“Ho frequentato gli uffici della Regione e mi sono accorto che le autorizzazioni passavano su più uffici, anche suddivisi in più dipartimenti. Le competenze sono troppo frammentate e, quando si deve seguire un iter, questa situazione porta a un rallentamento delle pratiche. Il funzionario, quindi, deve aspettare più pareri prima di poter evadere il fascicolo. Nei primi anni di Governo, si dovrà riformulare questa suddivisione, accorpando le competenze per consentire a un unico dirigente e a un unico dipartimento di seguire la pratica, altrimenti rischiamo di non sfruttare appieno i fondi del Pnrr”.
Sono quattro i punti sulla Pa che volete portare avanti, è corretto?
“Sì, vogliamo leggi più chiare, una formazione continua del personale, la digitalizzazione dei servizi e l’eliminazione della frammentazione amministrativa”.
Le infrastrutture sono il carburante del Pil: come intendete comportarvi per quelle di competenza regionale?
“Negli ultimi anni ho studiato le 150 opere incompiute siciliane: dai depuratori alle strade mal costruite. Per motivi elettorali, si stanziavano i fondi per progetti, divisi in più stralci per far lavorare le imprese, anche se potevano non essere utili ai territori. Negli anni, però, i Liberi Consorzi si sono trovati senza più personale tecnico, con un solo dirigente a gestire un vasto parco progetti, in parte obsoleto, senza più poter realizzare nuovi progetti o seguire quelli già finanziati da fondi regionali o extraregionali. Per risolvere il problema, il Governo regionale deve seguire i Liberi Consorzi, perché chiunque vada a dirigerli deve essere attorniato da squadre di tecnici. Grazie ai fondi del Pnrr, la Regione può assumersi la responsabilità di prendere dei tecnici esterni da distribuire all’interno dei Comuni e dei Liberi Consorzi. Esiste già un albo di tecnici che può utilizzare, anche per affiancare i giovani assunti”.
Ambiente e territorio: cosa farete, visto che i fondi ci sono, per 50 miliardi fino al 2027?
“La Sicilia è commissariata per il Dissesto idrogeologico e i commissari nascono nel momento in cui ci sono lentezze. Secondo il livello di criticità ambientale, i commissari stabiliscono le priorità d’intervento. In realtà, esistono troppi passaggi tra enti diversi prima che si possa intervenire efficacemente, anche in presenza del commissario. Perciò, anche la struttura commissariale va riformata e occorre assumersi la responsabilità di snellire i passaggi”.
Altri provvedimenti che avete intenzione di prendere?
“Uno dei provvedimenti che prenderemo, sarà di ritirare il bando a evidenza pubblica del Governo Musumeci sugli inceneritori. Il messaggio sbagliato che il Governo uscente sta facendo passare è che con i due mega impianti di termovalorizzazione in project financing si risolverà il problema dei rifiuti, senza chiedere l’opinione dei territori interessati dalle costruzioni. Non è stata fatta, finora, alcuna campagna su questi territori sull’impatto e sui vantaggi e svantaggi che questi impianti comportano. Non è stata realizzata un’impiantistica distribuita, come auspichiamo, così che ciascun territorio possa completare il ciclo dei rifiuti. Molti territori erano avanti, completando il proprio ciclo, ma il Governo ha scelto diversamente. Ci deve essere un Governo che s’impone e che crei impianti distribuiti per chiudere il ciclo, non termovalorizzatori per cui si pagano già i costi di progettazione”.
Eppure, ci sono i termocombustori moderni a impatto zero. Secondo le nostre inchieste, quelli di ultima generazione inquinano quanto un autobus urbano…
“Su quest’aspetto sono molto pragmatico: valuteremo le possibilità di un’eventuale costruzione. Tuttavia, preferisco tanti impianti in rete distribuiti nel territorio. Poi massima apertura all’innovazione tecnologica, purché siano concertati con il territorio”.
A proposito di energia, ci sono tra i 140 e i 150 progetti presentati e non approvati sulle rinnovabili che sono bloccati alla Regione. In questo modo non si produce energia, non si assume personale e non si produce ricchezza. Di fronte a questo problema, cosa intende fare in caso di elezione a presidente della Regione?
“Da un lato, occorre impedire che ci sia speculazione sulle energie rinnovabili, come già accaduto. Cosa che ha portato a perdite di terreno agricolo. Dall’altro, dobbiamo snellire le procedure che si arenano nelle commissioni Via-Vas. Dovremo mediare tra l’esigenza di preservare il territorio e la necessità di approvare in tempi brevi le pratiche. Esiste la proposta, per esempio, di creare un impianto eolico off shore nelle isole Egadi che potrebbe far risparmiare energia al territorio. La soluzione sta nell’ascoltare tutte le parti coinvolte, mediando tra esse e poi prendendo le decisioni giuste”.
Per gli impianti attuali, c’è un problema di potenza, perché in Sicilia sono sottodimensionati. Inoltre, l’energia ottenuta da fonti rinnovabili dai privati è venduta a prezzi stracciati alle aziende energetiche, creando un’ingiustizia. Come si potrebbe intervenire su questi problemi?
“La nostra rete di distribuzione non riesce a gestire e a incamerare l’energia prodotta dalle energie rinnovabili, ma qui occorre fare grandi investimenti nazionali. Sul prezzo dell’energia acquistata a prezzi bassi dalle compagnie nazionali, spetta al Governo di Roma intervenire”.