Ieri in casa Forza Italia è andato in scena, di fronte alla delegata del principato di Arcore, Licia Ronzulli, un tentativo di ammutinamento di una parte dell’equipaggio del Comandante Miccichè.
Uno psicodramma di accuse alla Maestra del partito durato oltre nove ore. Roba da fare cadere le braccia a Giobbe. La Ronzulli sarà ripartita pensando alla famosa perifrasi di Goscinny ed Uderzo, Sono Pazzi Questi Siciliani.
In ballo c’è la guida del partito in Sicilia, che in vista di elezioni, soprattutto regionali e nazionali, gli ammutinati, che per paradosso siciliano si definiscono ortodossi, contendono al pluri Comandante Gianfranco Miccichè, il Che Guevara dell’arcipelago siculo da quasi trent’anni. Si sono ammutinati alla sua guida in particolare quelli che dal partito, in questa stagione politica, hanno ottenuto tutto, e probabilmente pensano che possono solo diminuire il loro peso specifico.
Certo immaginare Armao nei panni di Marlon Brando, nel film del glorioso Bounty, viene un po’ arduo. Più facile rivedere in Marcello Dell’Utri, definito il capo dei rivoltosi, il Jack Silver dell’isola del tesoro di Stevenson. Ad oggi Forza Italia è in stallo e con essa tutto il centro destra. Anche se una parte dello stesso, la destra, di fatto ha già deciso la sua rotta. Varchi a Palermo e Musumeci alla Regione, senza se e senza ma.
I “rivoltosi ortodossi” premono per adeguarsi fedelmente, da qui forse l’ortodossia, alla linea di Musumeci, che giudica con disprezzo, paragonandolo ad un mostro politico, pure il nuovo corso federativo della Lega. Il succo è chiaro o con me, per quello che decido io, o contro di me. Tertium non datur.
Una cosa è certa. Forza Italia ha un solo costruttore di liste, e questi è Gianfranco Miccichè. Quando lui non è stato alla guida le liste sono state assolutamente poco competitive. Che sia questo il vero obiettivo degli ortodossi di fede musumeciana?
Intanto Ciccio Cascio è costretto a continuare a fare jogging e non a correre sul serio. L’unica consolazione e che l’architetto Miceli anche lui aspetta Godot Conte. Palermo langue e la politica è esangue.
Così è se vi pare.