Il progetto VALO.RE. IN CA.M.P.O, acronimo di “Azioni di VALOrizzazione e REcupero per le filiere ItaliaNe di CAstagno, Mandorlo, Pistacchio e carrubO”, è un progetto di ricerca nazionale di durata triennale finanziato dal Masaf (Ministero delle Politiche Agricole), che intende avviare un programma di ricerche volte all’individuazione e al trasferimento di conoscenze e soluzioni tecniche ai principali problemi (fitosanitari, agronomici, qualitativi, eccetera) delle colture a guscio minori, quali castagno, mandorlo, pistacchio e carrubo.
Il progetto mira a incrementare la competitività del settore della frutta a guscio nazionale attraverso lo sviluppo di strumenti per la valorizzazione sostenibile di varietà in grado di favorire la qualità delle produzioni fresche e trasformate, legandole al territorio e per questo conferendogli maggior valore aggiunto anche per il settore commerciale nazionale ed estero. Ne abbiamo parlato con Katya Carbone, coordinatrice del progetto e responsabile del laboratorio di chimica e biotecnologie alimentari del Crea Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura.
“Il progetto è articolato in cinque linee di ricerca principali – ha detto Carbone al QdS -: valorizzazione e recupero della filiera castanicola; valorizzazione e recupero della filiera mandorlicola; valorizzazione e recupero della filiera pistacchicola; valorizzazione e recupero della filiera carrubicola; azioni, strumenti di policy e modelli organizzativi a sostegno della frutta a guscio. Ognuna di queste linee è suddivisa in una serie di Work Packages, con compiti specifici, a cui si affianca un Wp dedicato al coordinamento del progetto. Il progetto, coordinato dal Crea Centro di Ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura della sede di Roma, coinvolge, oltre a diversi ricercatori Crea, anche alcune Università italiane (Firenze, Torino, Catania, Palermo, Bari) al fine di assicurare competenze di carattere interdisciplinare fondamentali per la piena realizzazione degli obiettivi progettuali”.
“L’obiettivo generale del progetto è quello di rispondere alle esigenze di ricerca dei comparti produttivi interessati – ha continuato la coordinatrice -, come delineati nei piani di settore dedicati, con particolare riguardo agli aspetti fitopatologici, agronomici e qualitativi. Inoltre si propone anche di definire un modello di filiera che possa considerarsi realmente sostenibile, in linea con le più recenti politiche europee, da realizzarsi con misure di accompagnamento che permettano azioni di networking delle imprese e dei sistemi produttivi, necessari a ricercare relazioni utili tra i vari stakeholder interessati. VALO.RE IN CA.M.P.O. vuole garantire la più ampia e varia partecipazione del mondo operante nel settore della frutta a guscio (imprenditori agricoli, trasformatori, vivaisti, etc), al fine di disseminare le conoscenze acquisite dal partenariato in tema di miglioramento genetico e vivaismo, tecnica colturale, patologia vegetale, sostenibilità e innovazione di processo e di prodotto, meccanizzazione, policy, etc”.
Un percorso tra sostenibilità e valore commerciale in cui l’innovazione tecnico scientifica può favorire lo sviluppo di una filiera moderna. “L’innovazione tecnico-scientifica del progetto consiste principalmente nell’avvio di un ‘percorso virtuoso per il recupero, la valorizzazione e l’espansione della filiera della frutta a guscio ‘minore’ – ha sottolineato Katya Carbone –. La sistematizzazione genetica delle varietà presenti sul territorio italiano, l’adeguamento degli impianti secondo le più moderne tecniche di gestione agronomica, la possibilità di introdurre una meccanizzazione dedicata, così come il controllo delle fitopatie in pre e post raccolta e la definizione di protocolli vivaistici in grado di assicurare la qualità e la possibilità di avviare un percorso virtuoso di certificazione volontaria del materiale di propagazione, accompagnati da azioni di animazione territoriale e definizione di strumenti adeguati di policy, sono alla base dello sviluppo di una filiera moderna, sostenibile e in grado di essere competitiva sui mercati, andando a definire misure di accompagnamento tra i vari attori della filiera. Gli studi di vocazionalità possono aprire nuovi scenari per queste colture, caratterizzate da forte resilienza e rusticità, in grado di offrire una risposta ai cambiamenti climatici, all’esigenza di multifunzionalità e diversificazione del reddito agricolo, nonché all’aumento della domanda di mercato, con un prodotto 100% Made in Italy. Gli studi sulla qualità delle produzioni, fresche e trasformate, e la valorizzazione dei sottoprodotti sono strumenti imprescindibili per valorizzare le produzioni nazionali, guidando gli imprenditori agricoli alla corretta scelta varietale”.
L’aggregazione tra i produttori può favorire positivamente la valorizzazione delle produzioni agricole. “Le filiere agroalimentari, in generale, ma quelle minori in particolare, soffrono, nel nostro Paese, di una polverizzazione territoriale e dimensionale che si riflette in una minor competitività, limitato accesso al mercato e incapacità di una piena valorizzazione delle produzioni, seppur in molti casi eccellenti – ha rivelato la coordinatrice – la frammentazione e le dimensioni contenute sono alla base non solo degli squilibri contrattuali, ma anche della mancata realizzazione e consolidamento di un vero e proprio asset verticale tra domanda e offerta. Un’aggregazione strutturata è alla base della relazione fra produzione primaria e trasformazione post raccolta, necessaria a garantire qualità e salubrità delle produzioni”.
“Quindi penso sia indispensabile per l’agricoltura moderna – ha concluso Katya Carbone – non solo pensare in termini di aggregazione primaria, ma in termini organizzativi lungo tutta la catena del valore della filiera stessa”.