L’ipocrita moralismo di questo paese discetta nei talkshow sui furbetti del vaccino.
In particolare quando si tratta di personaggi pubblici.
Ma quante sono le dosi finite a chi non ne aveva urgente diritto o bisogno?
Pare milioni, ma non si sa.
Non si sa. Questo paese, che ha dato i natali ad Archimede ed ad altri illustri matematici, che ha a Pisa la Normale, è litigato con i numeri.
Tutti a dare condanne televisive o sui social per i furbi famosi, magari poi abbiamo accanto un parente o un amico vaccinato per non si sa quale urgente motivo.
I medici chiedono lo scudo penale per l’inoculazione vaccinale e fanno bene.
Ma un Paese normale, un governo normale, potrebbe non ipocritamente indagare con i suoi Pm milioni di italiani, sarebbe impossibile ed inutile, ma sanzionare amministrativamente i medici che vaccinano persone incongrue.
E di conseguenza i vaccinati incongrui.
Anche io sono stato ricoverato per cardiopatie, anche io ho una forma di psoriasi, forme allergiche, difficoltà respiratorie, sono fondatore di un’associazione di volontariato per l’assistenza a malati gravissimi, ho per fortuna entrambi i genitori ultraottantenni in vita come Scanzi, non sono più un ragazzino e mi avvio ai sessanta.
Tutte motivazioni che ho sentito di persona da parte di molti giovani vaccinati.
Ma ritengo ancora oggi che, soprattutto con la penuria di dosi vaccinali, che ci siano ancora molte persone, più grandi e più fragili di me, da mettere in salvo.
Nei naufragi la regola era prima le donne ed i bambini.
Oggi sulla scialuppa di salvataggio pandemico tutti si fanno avanti sgomitando con le motivazioni più improbabili.
Questa cosa è indegna di un Paese civile. Non servono gogne o minacce di indagini.
Servono sanzioni amministrative salate.
Se per scavalcare la fila per il vaccino ti becchi 2000 euro di multa ed il fermo amministrativo della patente forse ci pensi due volte.
E se le autorità sanitarie facessero retroattivamente un accertamento ed elevassero le sanzioni forse avremmo anche i soldi per pagare anche i vaccini più cari.
Giovanni Pizzo