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Furti a botteghe artigiane, in Sicilia 3 su 4 impuniti

PALERMO – Oltre dieci furti al giorno, circa 311 in un mese e ben 3.784 in un anno: a tanto ammonta il bollettino di guerra che affligge i negozi e le botteghe artigiane siciliane. Secondo i dati contenuti all’interno del report della Cgia di Mestre, nella nostra regione nel 2017 si sono verificati ben 75,3 furti ogni centomila abitanti. Nonostante l’incidenza sulla popolazione sia tra le più contenute a livello nazionale (incidenze più basse si osservano solo in Molise con 70,3 furti ogni centomila abitanti, Calabria con 57 e Basilicata con 36,3) e l’andamento in riduzione rispetto ai 4.693 furti rilevati nel corso del 2014 (-19,4%), la situazione complessiva desta non poche preoccupazioni.

Innanzitutto, non si tratta affatto di dati da sottovalutare, sebbene inferiori rispetto ad altre realtà regionali. Inoltre, in più di tre casi su quattro il reato è rimasto impunito, aumentando così il rischio di recidiva: infatti, sui 3.784 reati denunciati nel corso del 2017, in 2.907 casi non si è giunti al colpevole (ben il 76,8% del totale). Oltretutto, il numero di reati tutto sommato contenuto rispetto al valore complessivo nazionale (in Sicilia si concentra il 4,2% degli 89.883 reati compiuti nel Belpaese) ed in diminuzione rispetto agli anni precedenti potrebbe anche essere frutto di una tendenza degli artigiani a non rivolgersi più alla giustizia e a non denunciare gli illeciti.

“Non è da escludere che questi dati siano in parte condizionati anche dal rifiuto di molti negozianti di denunciare i furti subiti – ha affermato Paolo Zabeo, il coordinatore dell’ufficio studi – Non sono pochi, infatti, i titolari di piccoli negozi che, dopo aver subito l’ennesimo taccheggio o la solita scorribanda, sono stati presi dallo sconforto e hanno deciso di non rivolgersi più alle forze dell’ordine. In generale, la contrazione è riconducibile sia all’azione di prevenzione praticata dalla polizia e dai carabinieri, sia agli ingenti investimenti realizzati in questi ultimi anni dai negozianti e dagli artigiani nei sistemi di videosorveglianza e nei servizi forniti dagli istituti di vigilanza”.

A livello nazionale, è stato possibile contare complessivamente 89.883 furti, il 15,6% in meno rispetto ai 106.457 furti denunciati nel corso del 2014. In generale, la tendenza alla riduzione ha interessato tutte le regioni italiane, con l’unica eccezione della Campania (dai 5.117 del 2014 ai 5.254 del 2017, pari al +2,7%): infatti, si è andati dal -1,6% della Toscana (da 8.182 a 8.051) al -38,3% della Basilicata (da 334 a 206). In termini assoluti, il maggior numero di furti si è concentrato nel Settentrione (51.756, oltre la metà del totale), in ragione della più massiccia presenza di attività commerciali proprio in questa circoscrizione. Quasi un furto su quattro è stato denunciato in Lombardia (20.236, pari al 22,5% del totale nazionale), a seguire troviamo l’Emilia Romagna (10.411) e il Lazio (9.566).

Proprio in Emilia Romagna si osserva il peso più consistenti di furti in rapporto alla popolazione residente (233,8 ogni centomila abitanti), Basilicata sul fronte opposto (36,3). Mentre il Trentino Alto Adige è la regione con la percentuale più alta di delitti in cui si è risaliti al colpevole (33,8%), dall’altra parte ritroviamo la Campania (13,8%).

I settori maggiormente a rischio taccheggio sono le profumerie, i negozi di alimentari, di abbigliamento, in particolar modo quello sportivo, e di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Nel mirino dei furti con destrezza, invece, finiscono prevalentemente i gioiellieri e gli orologiai, mentre gli autoriparatori e gli esercizi pubblici, come i bar, i ristoranti e le sale giochi, sono quasi sempre vittime di furti con scasso.