Da lunedì 31 maggio alcuni giovani archeologi dell’università di Palermo sono impegnati nei lavori di scavo al parco archeologico di Solunto.
L’area interessata è quella dei Bagni nell’area Nord dell’antico sito urbano.
Gli interventi rientrano nel programma didattico, nell’ambito del protocollo d’intesa vigente tra il Parco di Himera, Solunto e Monte Iato e il dipartimento culture e società dell’università di Palermo, che prevede attività inserite nei corsi di laurea magistrale in archeologia e laurea triennale in beni culturali.
I lavori sono supervisionati dalla professoressa Elisa Chiara Portale e dalla direzione del Parco, e coordinati da Giovanni Polizzi, incaricato dal dipartimento dell’attività didattica laboratoriale e vedono impegnati giovani archeologi.
“É sempre appagante lavorare a Solunto, un sito in cui si può percepire il respiro della città antica. Ancora c’è molto da fare e far conoscere”, commenta la professoressa Portale.
Gli esiti confluiranno in un più ampio lavoro già dedicato alle strutture idriche e igieniche del sito.
Per questo lavoro saranno effettuati ai fini dell’interpretazione: la pulizia archeologica, le verifiche stratigrafiche in alcuni punti nodali, la documentazione e la restituzione grafica e ortofotografica del complesso.
In questi mesi, tutti i siti che fanno parte del parco, sono interesse di studio delle più prestigiose università nazionali e straniere per l’approfondimento di importanti aspetti degli insediamenti.
Tra questi, i test geofisici non invasivi da drone, nell’area bassa e alta del Parco archeologico di Himera, nell’ambito della convenzione tra qest’ultimo, Solunto e Iato e il DiSTeM (Dipartimento di Scienze della terra e del Mare-Unipa).
“È importante che questi lavori riprendano dopo cento anni – dichiara il direttore del Parco di Himera, Solunto e Monte Iato, Stefano Zangara, sui lavori che si stanno svolgendo a Solunto -. Era il 1921 quando Ettore Gabrici avviò le prime indagini archeologiche nel settore nord dell’antica città soluntina”.
All’epoca gli scavi portarono alla luce una serie di ambienti mosaicati, di cui uno a pannello geometrico centrale e con motivo a onde. Particolarmente interessante fu anche la messa in luce del sistema di adduzione e scarico delle acque a nord dell’edificio e i resti di tre serbatoi.
Questi prendevano l’acqua da una grande cisterna pubblica e la smaltivano tramite un grande gocciolatoio, unico nel suo genere a Solunto.
Sono trascorsi cento anni e gli archeologi dell’ateneo palermitano sono tornati per approfondire questo tema per cercare di risolvere alcuni punti rimasti in sospeso in tutti questi anni.
“Ritengo importante dire – ha aggiunto Zangara – che tra qualche settimana seguirà un secondo turno di lavoro. Questo vedrà impegnati gli archeologi, guidati sempre dalla professoressa Portale e dal professore Gilberto Montali, nell’area sacra del “Santuario”: anche in quest’area tante problematiche archeologiche sono in attesa di una soluzione”.
Conclusi i lavori, i dati ottenuti confluiranno in un rilevo maggiormente dettagliato e sarà integrata l’elaborazione digitale con la ricostruzione virtuale, che attualmente è in fase di realizzazione da parte di Massimo Limoncelli.
“Per noi, queste attività sono sempre state una parte centrale del programma formativo – aggiunge la professoressa Portale – in questo modo, i ragazzi vengono a contatto diretto con i reperti. É un sollievo, dopo il blocco imposto dal lockdown, incontrare i ragazzi dal vivo.
Ci sono vari livelli di studenti e quelli più grandi istruiscono i più giovani. In questo modo si crea una catena positiva”.
Mario Catalano