Istruzione

G20 Istruzione a Catania, il lavoro si costruisce sulle competenze

Persone, pianeta e prosperità: sono queste le linee guida della Presidenza italiana del G20. La città di Catania ha ospitato oggi l’apertura dei lavori, un’occasione unica per avviare un serio confronto tra le più importanti economie del mondo sull’istruzione e sulla formazione.

La Riunione Ministeriale dedicata all’Istruzione è stata presieduta dal ministro italiano, Patrizio Bianchi, accolto all’ex Monastero dei Benedettini dal rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo.

Nella sede dell’Ateneo che ospita il Dipartimento di Scienze umanistiche, oltre al rettore, sono intervenuti anche il prefetto Maria Carmela Librizzi e il sindaco Salvo Pogliese.

Alla riunione ministeriale dedicata all’Istruzione sono intervenuti i ministri dell’Istruzione di Italia, Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sudafrica, Turchia e Unione europea per discutere dell’impatto dell’emergenza sanitaria sui sistemi d’istruzione, sul futuro della scuola e sull’ipotesi di creare percorsi più agevoli di transizione dalla scuola al mondo del lavoro.

Patrizio Bianchi

“La dispersione scolastica, purtroppo, è stata esaltata dal Covid. Noi pensiamo che il Paese non può ripartire se non si eleva il grado di competenza, la qualità delle conoscenze”, ha detto il ministro Bianchi a proposito degli interventi, delle strategie messe in campo durante l’emergenza pandemica e delle prospettive che si aprono per il futuro dell’Istruzione, anche in raccordo con il mondo del lavoro.

“Siamo di fronte a una grande fase di trasformazione tecnologica e il rischio è che questo diventi un altro elemento di separazione tra Nord e Sud, tra le città e le campagne”.

Bianchi non ha dubbi sul fatto che a settembre il ritorno in classe dovrà avvenire in presenza: “Siamo nella situazione in cui migliaia di persone nel Paese stanno lavorando per portare i bambini e i ragazzi nelle classi in presenza – ha spiegato il ministro – ma con una presenza diversa. Più matura. Significa, ad esempio, che se un ragazzo non viene a scuola non è colpa del ragazzo, ma di tutta la scuola”.

Patrizio Bianchi

I giovani, le donne e i vulnerabili sono stati al centro del dibattito pomeridiano sulla transizione dal mondo della scuola al mondo del lavoro. A questo proposito, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha sottolineato l’esigenza di una convergenza stabile tra formazione e lavoro: “Lavorare e formarsi – ha detto – non saranno due sezioni separate dell’esistenza di una persona, ma dovranno essere due elementi che si intrecciano sempre più spesso”.

“Il lavoro – ha aggiunto – si promuoverà e si difenderà dando anche ai lavoratori la possibilità di formarsi e di modificare le loro competenze durante la loro attività professionale. Non è un tema che riguarda soltanto il nostro Paese. L’impatto delle nuove tecnologie, i cambiamenti che si sono determinati con la digitalizzazione, la necessità di affrontare la transizione ecologica impongono questo salto di qualità, questo dialogo, questa convergenza stabile tra questi due mondi”.

Secondo il ministro del Lavoro “non dobbiamo più pensare agli agli ammortizzatori soltanto come un momento che in qualche modo aiuta ad affrontare le difficoltà dell’impresa o il lavoratore una fase di non occupazione”. Ma, ha spiegato Orlando, “li dobbiamo pensare come strumenti che servono a imprese e lavoratori ad affrontare questi cambiamenti senza farne pagare il prezzo ai lavoratori o a segmenti della forza lavoro”.

Chiara Borzì