Sanità

Galli, “Terza dose? Dove necessaria e in determinate situazioni”

La terza dose del vaccino anti-Covid “va fatta ove si definisca necessaria e in determinate situazioni; sono invece meno propenso per una terza dose a tutti perché questo ha meno significato anche dal punto di vista del risultato previsto”. Lo afferma all’ANSA Massimo Galli, ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano e infettivologo all’Ospedale Sacco.

“Si è discusso sulla terza dose sulla base di dati israeliani e dagli Usa che vedono un certo numero di infezioni in soggetti vaccinati. Si va quindi a ipotizzare – rileva Galli – che dopo un certo lasso di tempo il vaccino anti-Covid perda efficacia, ma la mia netta impressione è che ci siano persone che rimangono protette per mesi e altre che rispondono poco o per nulla al vaccino. Quindi, chi non risponde potrebbe non rispondere neanche alla terza dose”.

Partire dalle persone immunodepresse per effettuare la terza dose, precisa l’infettivologo, “ha invece un senso. Ma avrebbe secondo me un senso ancora maggiore se tutto ciò venisse fatto sulla base di una valutazione della risposta anticorpale individuale attraverso un test sierologico”.

Parlare di una terza dose generalizzata è invece, secondo Galli, “un approccio al problema discutibile, nel senso che dovrebbe essere fiondato su basi scientifiche più approfondite”.

In altri termini, chiarisce, “forse non abbiamo ancora tutti i dati che vorremmo per decidere che va bene fare una terza dose a tutti. Del resto, resta il problema dei problemi, ovvero capire quanto effettivamente dura la risposta immunitaria individuale. Sappiamo che è molto variabile, anche se nella maggior parte delle persone abbiamo probabilmente una accettabile copertura dalle forme gravi di Covid-19 per più di un anno”.

Su queste basi, conclude, “credo che la decisione sulla terza dose dovrebbe essere presa un po’ meno sulla base di una scelta che appare più che altro burocratica”.