La nostra vita, il nostro quotidiano è oggi pesantemente influenzato dal dibattito para scientifico sui media e sui social.
Affermo para scientifico perché una buona parte delle indicazioni che vengono date dall’esercito di esperti arruolati dalle televisioni italiane non sempre hanno valenza scientifica. In Spagna si è realizzato un esperimento scientifico organizzando un concerto con migliaia di persone, valutandone gli effetti susseguenti sui contagi.
I risultati sono onestamente sorprendenti. Ma nella Repubblica del Covid in cui ormai i politici sono deboli e i Soloni sono forti, ci si divide tra il cipiglio da assemblea studentesca sessantottina del Professor Galli, e la rassicurante e suadente voce arrotata della professoressa Viola.
L’affascinante professoressa è uscita, come quasi tutti i suoi colleghi, con un libro da tempi pandemici che ci colpisce già nel titolo, “Danzare nella tempesta”.
Ci accarezza con lievità una speranza di futuro dopo l’intemperia epidemiologica, una danza propiziatorio che scansa la malattia per arrivare all’over the raimbow dell’immunità.
Lo scienziato diventa, nel crollo delle ideologie, il politico del futuro, di un tempo in cui la demografia sconvolgente e la globalizzazione verranno scandite sempre di più dall’adattamento della specie umana.
Verranno generate nuove paure dove i Savonarola alla Galli bruceranno folle di marrani della socialità e del familismo eccessivo, in cui ci saranno discoteche sotterranee carbonare, e i ristoranti verranno chiusi come i negozi degli ebrei nella Germania nazista. I prossimi terroristi saranno gli organizzatori di rave party ed i rapper.
E poi ci saranno le ancelle della speranza, dal taglio e colore cangiante, da quella erre moscia che rasserena e ci restituisce un che di Amorosi sensi. In cui il vivere diventa una canzone di Vasco e la resilienza umana è ancora possibile.
Per ora vince la Viola, la professoressa della bella stagione, i vaccini si spargono insieme al colore giallo delle ginestre, dei fiori di campo e dei bar che riaprono.
Galli Torquemada ingrugnito diserta la scena mediatica, offeso dal clima di festa della liberazione. Il suo mondo gotico, fatto di Golem e paure ancestrali deflette davanti alla speranza con la esse minuscola.
Ma aspetta nel suo mausoleo dell’inquisizione la prossima ondata per cacciare i mercanti dal tempio della Paura Batteriologica.
Se la paura è deterrente per ammaestrare ed ammansire le folle, garantendo anche cali demografici e cali del desiderio, la bellezza immunologica è propellente di vita e fecondità.
Siamo nell’eterna lotta tra Eros e Thanatos.
Gatto Silvestro