Lavoro

Gap salariale, con l’età si allarga la forbice

ROMA – La retribuzione oraria lorda delle donne nel 2021 è stata in media inferiore del 12,7% a quella degli uomini nell’Unione europea e del 13,6% nella zona euro.

Lo certifica l’Eurostat attraverso un indicatore registrato come “divario retributivo di genere non corretto” che è la differenza tra la retribuzione oraria lorda media dei dipendenti di sesso maschile e femminile in percentuale della retribuzione lorda maschile. Negli Stati membri dell’Ue, il divario retributivo di genere varia di 20,7 punti percentuali, dal -0,2% in Lussemburgo al 20,5% in Estonia. In Italia tale divario è pari al 5%. In Lussemburgo, dunque, le donne hanno una retribuzione appena più alta (0,2%) di quella degli uomini mentre in Estonia le donne percepiscono il 20% in meno dei colleghi maschi.

Risultati con una forbice dal 15% in poi anche in Austria (18,8%), Germania (17,6%), Ungheria (17,3%), Slovacchia (16,6%), Finlandia (16,5%), Francia (15,4%) e Repubblica Ceca (15%). Percentuali sotto il 5%, invece, oltre che in Italia, in Belgio (5%), Polonia (4,5%), Slovenia (3,8%), Romania (3,6%) e infine il citato caso del Lussemburgo (-0,2%).

Interessante notare come i divari retributivi possono essere analizzati anche dal punto di vista dell’occupazione a tempo parziale o a tempo pieno e con tale calcolo i numeri si ribaltano: il divario retributivo di genere per i lavoratori a tempo parziale varia così dal -3,6% in Italia al 22,7% in Spagna.
Per i lavoratori a tempo pieno, i divari retributivi variano ampiamente anche negli Stati membri dell’UE, dal -0,7% in Italia al 17,7% in Lettonia. Come già segnalato, un divario retributivo di genere negativo significa che, in media, la retribuzione oraria lorda delle donne è superiore a quella degli uomini; bisogna ricercarne, però, le ragioni.

“Ciò è spesso dovuto a un errore di selezione – scrive l’Eurostat – soprattutto quando il tasso di occupazione è inferiore per le donne rispetto agli uomini: le donne impegnate nel mercato del lavoro possono avere competenze e livelli di istruzione relativamente più elevati rispetto agli uomini”. In Italia, certifica l’Istat, nel 2022 il tasso di occupazione dei maschi tra i 20 e i 64 anni è stato del 74,7%, per le femmine del 55%: il dato Eurostat va dunque letto alla luce della situazione interna al mercato del lavoro dei singoli Paesi. Il nostro presenta livelli di occupazione molto polarizzati e il risultato è il riflesso di tale situazione.

In merito all’età il divario retributivo di genere (gender pay gap) è generalmente molto più basso per i nuovi entranti nel mercato del lavoro e tende ad ampliarsi con l’età. Tuttavia, tali differenze tra i gruppi di età possono avere modelli diversi tra gli Stati membri dell’Ue. Il divario retributivo di genere potrebbe aumentare con l’età a causa delle interruzioni di carriera che le donne potrebbero subire durante la loro vita lavorativa.

Anche la scomposizione per i diversi settori dell’economia rivela modelli interessanti. Negli Stati membri dell’UE in cui sono disponibili dati, ad eccezione di Belgio e Spagna, il divario retributivo di genere nelle attività finanziarie e assicurative è più elevato che nell’economia aziendale nel suo complesso. Nel 2021, il divario retributivo di genere nelle attività finanziarie e assicurative variava dal 7,0% in Belgio al 37,5% in Repubblica Ceca. Nell’economia aziendale nel suo insieme, il divario retributivo di genere più basso è stato registrato in Svezia (8,6%) e quello più alto in Estonia (22,3%).