Al giorno d’oggi, grazie alla capacità di fornire energia a basse emissioni e in modo flessibile, gas naturale, biogas e idrogeno assumono un ruolo decisivo nella fase di transizione energetica. Essi contribuiscono ad abbassare gradualmente l’utilizzo del carbonio nel sistema energetico globale. Sebbene si stimi che i combustibili fossili potrebbero esaurirsi entro il 2060, il gas naturale è considerato combustibile “vettore ponte” in grado di garantire un futuro a basse emissioni di CO2, rispetto a petrolio e carbone e per questo è fra i più utilizzati.
Per produrre energia elettrica, attualmente, una centrale a gas emette circa il 50% di CO2 in meno rispetto ad una a carbone. Questa caratteristica lo rende attraente per i paesi che cercano di ridurre le loro emissioni di gas serra. È, inoltre, fra i combustibili fossili, quello con la minore impronta carbonica e rappresenta oggi la terza fonte energetica al mondo, con un’ampia gamma di utilizzi e con soluzioni che permettono di ridurre ulteriormente le sue emissioni.
L’uso di gas rinnovabili come il biogas e il biometano diventa, pertanto, un aspetto centrale nella transizione energetica. Attraverso la fermentazione anaerobica (in assenza di ossigeno) di materiali organici come rifiuti agricoli e alimentari è possibile produrre il biogas. Nonostante non sia del tutto privo di emissioni è considerato “carbon neutral” perché il materiale residuo può essere utilizzato come fertilizzante agricolo. Il biogas, sottoposto a un processo di purificazione, dà vita al biometano che ha proprietà simili al gas naturale.
Entrambi offrono vari vantaggi: aiutano a smaltire rifiuti organici, riducono la dipendenza da risorse fossili e contribuiscono a diminuire le emissioni di gas serra. Tuttavia, la loro produzione è ancora frenata da fattori economici e tecnici perché i costi delle infrastrutture per la raccolta, la digestione e la purificazione del biogas sono elevati e richiedono macchinari molto sofisticati.
Una delle innovazioni più promettenti nel panorama energetico è l’idrogeno verde, prodotto mediante un processo chiamato elettrolisi o attraverso lo Steam Reforming del metano. Il suo utilizzo è previsto nell’industria pesante, per alimentare i veicoli, come materia prima per processi industriali e per riscaldare edifici. Attualmente, rispetto ai combustibili fossili l’idrogeno verde è molto più costoso e richiede grandi investimenti in infrastrutture apposite. Per questo motivo si stanno cercando soluzioni che siano in grado di utilizzare i mezzi esistenti utilizzati per il gas naturale anche per la distribuzione dell’idrogeno. Ciò è fattibile miscelando l’idrogeno con il gas naturale, senza modificare le reti di distribuzione, riducendo le emissioni e sfruttando risorse disponibili.
Naturalmente, la transizione energetica è un processo complesso che richiede un equilibrio tra le diverse fonti di energia. Momentaneamente una soluzione potrebbe essere il gas nelle sue diverse forme in quanto rappresenta una fornitura energetica stabile durante il passaggio verso un utilizzo minore del carbonio. Questo però sarà possibile soltanto se si adotteranno politiche globali coerenti, si incrementerà l’innovazione tecnologica e i vari Stati coopereranno tra di loro. In definitiva, i gas possono rappresentare una risorsa preziosa per la transizione energetica, ma il loro ruolo dovrà essere continuamente rivalutato e ottimizzato in funzione degli sviluppi tecnologici e delle esigenze ambientali.
Sofia Sammarco, Giusy Misuraca, Salvo Di Cataldo, Francesca Olmo, Angelo Mantello
classe 3A “R. L. Montalcini” di Gagliano Castelferrato