GELA (CL) – La Bioraffineria di Gela è inserita oggi da protagonista all’interno di una filiera di produzione di biogas che in Italia ha visto investimenti recenti per oltre 4 miliardi di euro e che fa del nostro paese il secondo maggiore produttore d’Europa, con circa 2 mila strutture presenti. L’impianto, rinato grazie al processo di riconversione, lavora per l’85 per cento scarti agricoli, animali e oli non edibili (cioè non commestibili) e si prepara, grazie a un investimento di 70 milioni di euro, a produrre e rifornire di “carbo jet” Ita Airways. Il carburante SAF, cioè il combustibile sostenibile da utilizzare nell’aviazione, è ritenuto tra le soluzioni più importanti per aggredire un settore particolarmente inquinante come quello del trasporto aereo.
“Fondazione Merita” ha organizzato proprio all’interno della Bioraffineria di Gela il seminario “Gas e Carburante: bio si può” coinvolgendo nel dibattito Giuseppe Ricci (presidente Confindustria Energia e direttore generale Energy Evolution di Eni), Walter Rizzi (presidente della Bioraffineria di Gela), Stefano Venier (amministratore delegato di Snam), Filippo Brandolini (vice presidente di Utilitalia e presidente Hera Ambiente),, Michele Viglianisi (responsabile Biorefining and Supply di Eni), Vannia Gava (viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), Marco Troncone (ad Aeroporti di Roma), Amedeo Lepore (University of Campania “Luigi Vanvitelli”). Presente in Sicilia anche il presidente di Merita, Claudio De Vincenti (già ministro per il Mezzogiorno nel Governo Gentiloni), così come la direttrice di Merita Romina Maurizi.
“Poter parlare oggi di bioraffinerie, in streaming da Gela, è un segnale importantissimo. Un segnale del prosieguo di un percorso che è iniziato nel 2014 quando è stato avviato il processo di trasformazione di questa raffineria da tradizionale a bioraffineria – ha dichiarato ad apertura dell’appuntamento il presidente dell’impianto Walter Rizzi -. È stato un percorso che abbiamo affrontato seguendo il paradigma di non lasciare indietro nessuno, con costi a livello occupazionale e quindi sociale, ma che ci ha permesso di riconsolidare il rapporto con il territorio che dura ormai da 70 anni. Questa bioraffineria vuole rappresentare anche una risorsa anche in futuro. Stiamo continuando a lavorare sulla trasformazione e su tutte le transizioni necessarie oggi, tra l’altro in un periodo difficile, ma con convinzione, tenacia e fiducia nel futuro”.
Dall’attività svolta a Sud parte anche la sfida per un nuovo modello di decarbonizzazione. “Questo tema non può essere risolto solo con le rinnovabili – ha ammesso il presidente di Confindustria Energia, Giuseppe Ricci -. Non si può negare il ruolo del gas nella transizione e minimizzare il peso delle soluzioni low carbon, come i biocarburanti, il biogas, i processi circolari di valorizzazione dei rifiuti. La transizione energetica è un affare terribilmente serio e complicato, che non può essere affrontato con un approccio ideologico e superficiale. Noi siamo Confindustria è preferiamo un approccio pragmatico. La sostenibilità ambientale va bilanciata con la sostenibilità economica e sociale e serve un gioco di squadra dove tutti facciano la loro parte: le imprese, le parti sociali, le istituzioni per raggiungere gli obiettivi di riduzione di CO2”.
Dal Pnrr al Fondo Coesione esistono risorse che possono rappresentare una base utile per ogni iniziativa di riconversione e produzione nel Sud Italia. La produzione di biocarburanti da rifiuti e residui rappresenterà il 50 per cento del prodotto consumato nel 2030, ecco perchè la Bioraffineria di Gela è pronta a giocare un ruolo di primo piano nella produzione di SAF per rifornire gli Aeroporti di Roma.
“Gli sviluppi di questa produzione sono fortemente auspicati – ha dichiarato Marco Troncone, amministratore delegato di Aeroporti di Roma – perché i tempi per ridurre le emissioni generate dagli aeromobili non sono sicuramente brevi. Per questo abbiamo istituito un tavolo per la decarbonizzazione nel settore aereo che comprende i gestori, i vettori ed Eni. Solo grazie all’impegno diretto di Eni e Aeroporti di Roma, ITA Airways è stata rifornita di carbo jet, ma non c’è una risposta ancora adeguata al fabbisogno. Entro il 2022 dovevano essere prodotti 400 milioni di litri, in termini assoluti una quantità molto ridotta se pensiamo che solo Fiumicino richiede 2 milioni di litri di SAF”.
Eni ha scelto di puntare alla neutralità carbonica entro il 2050 crescendo con la capacità di raffinazione. A Gela vengono trattati 1,1 milione di biomasse trasformate in biocarburanti e raddoppierà la produzione entrò il 2025 fino a 6 milioni di tonnellate. Sono i numeri presentati dal Responsabile Biorefining e Supply Michele Viglianisi. “Come a Venezia siamo palm oil free, cioè per l’85 per cento a Gela lavoriamo scarti e olii provenienti da terreni desertici di Kenya, Costa d’Avorio, Benin, Mozambico. Abbiamo già ricevuto primi carichi di olio di cotone e ricino con quantitativi che saranno di 250 mila tonnellate entro il 2026. È anche un passaggio fondamentale in ottica di economia circolare. Nel primo semestre del 2024 andrà in marcia un impianto di biojet, siamo alla fase autorizzativa – ha annunciato Viglianisi – e per questo andrà presto in produzione un segmento pregiato. L’Europa prevede un utilizzo di SAF dell’85 per cento entro il 2050. La nostra bioraffineria sarà in grado di produrre 330 mila tonnellate di carburante bio”.