In esclusiva per il Quotidiano di Sicilia, il celebre volto della Rai, Giancarlo Magalli, si è raccontato, soffermandosi anche sull’evento che lo vedrà domenica prossima, 20 Febbraio, protagonista al Pala Cultura di Messina dove farà da narratore nello spettacolo in memoria di Renato Carosone. Queste le sue parole.
“Mi manca di fare solo lo scrittore ed il pittore” (ride ndr). Sono un vigile urbano e un carabiniere onorario. Da piccolo volevo fare il carabiniere, papà era un ufficiale di cavalleria e non voleva che abbandonassi l’arma di cavalleria per i carabinieri. Per quanto riguarda la passione per lo spettacolo, invece, devo dire che l’ho sempre avuta, sin da bambino. La televisione l’ho vista letteralmente nascere, avevo dieci anni quando entrò in casa mia. Vedevo persone che animavano questo elettrodomestico e ne rimasi subito colpito. Era un po’ utopistico pensare in quegli anni di poter fare quel lavoro, in quanto vi era un solo canale con due conduttori televisivi. Passo dopo passo invece ho notato che il mio percorso portava sempre in quella direzione ed alla fine sono riuscito a coronare il mio sogno.”
“Inizialmente era un monopolio con solo due canali. La Rai decideva cosa mandare in onda ed il pubblico era obbligato a visionare quei determinati contenuti. Ogni venerdì in televisione veniva trasmessa un’opera teatrale e tutto ciò permetteva alla gente di acculturarsi e conoscere i grandi attori e le grandi opere.
Era una televisione che educava gli analfabeti e che mostrava ciò che riteneva utile. Quando arrivò la televisione privata che invece proponeva un’altra tipologia di contenuti, si trasformò completamente il modo di fare televisione ed anche la Rai si dovette adeguare.
Oggi ci sono centinaia di canali tematici e quindi la gente può scegliere tranquillamente cosa vedere. Chi fa la televisione, però, sa che oggi deve dividere il suo pubblico. Tutto questo porta a minori introiti da parte degli sponsor e di conseguenza avendo un budget minore i programmi si sono un po’ impoveriti in termini di scenografie ecc.. Potrebbe essere, quindi, il momento per arricchire i contenuti.”
Veniamo ai giorni nostri, domenica prossima 20 Febbraio, torni in Sicilia e precisamente a Messina, una città che ti ha adottato durante i tuoi studi universitari. Sarai, infatti, al Pala Cultura in occasione dello spettacolo dedicato a Renato Carosone che tu hai avuto il privilegio di conoscerlo personalmente e di lavorarci, dove assumerai il ruolo di narratore.
“Lo spettacolo serve a rinnovare la memoria di tanti che ancora apprezzano e ricordano Carosone attraverso le sue canzoni più famose. Lo fa in maniera diversa, con una cantante ed un’orchestra straordinaria. E’ un Carosone rivisitato in chiave moderna, molto piacevole da ascoltare. Insomma, un Carosone che sarebbe piaciuto anche a Carosone (ride ndr)
E’ uno spettacolo che serve a ricordarlo a chi lo conosceva, ma anche ai più giovani che non ne hanno avuto modo. Non ci saranno soltanto le canzonette che hanno fatto successo, ma anche le sue musiche. Lui portò uno stile musicale che in quell’epoca era ancora vietato in Italia (come per esempio lo swing, la musica americana etc…, che durante il fascismo non si potevano esibire). Tradusse, dunque, questa musica in napoletano, facendo conoscere ed amare questi ritmi.
Passavo diverse ore con lui. Ricordo che suonava il pianoforte con un arancio che metteva sulla tastiera e con una mano lo faceva rotolare creandone melodia. Al di là del sorriso e del divertimento era una persona molto seria sul lavoro.
Ebbi la fortuna di riuscire a convincerlo di tornare in televisione, nel mio programma “Ciao Week-end”, dopo anni in cui, una volta raggiunto l’apice del successo, decise di ritirarsi.”
“Ho un rapporto straordinario. Dopo aver compiuto gli studi a Messina, per me la Sicilia è stata sempre un luogo di vacanza. Scendevo sempre quando avevo bisogno di rilassarmi e di vedere qualcosa di bello davanti gli occhi. L’ho girata in lungo e largo ogni volta che avevo bisogno di un intervallo per rilassare il cuore e la mente. Sono contento di tornare domenica perché erano diversi anni che per svariati motivi non riuscivo a scendere. Spero di potermela godere un po’ di più quando avrò maggior tempo a disposizione.”
“Il nuovo sacerdote interpretato della serie di Don Matteo, ovvero Don Massimo (interpretato da Raoul Bova che prende il posto di Terence Hill) , inizialmente non viene accolto bene dai parrocchiani e riscontra diverse situazioni spiacevoli. Si rivolge quindi al suo superiore, che in questo caso è il vescovo, che interpreto io. E’ un vescovo buono ,intelligente ed affettuoso che cerca di dare a Don Massimo (Raoul Bova) i consigli migliori relativi alla fede ed al rapporto con i parrocchiani. “
“In televisione sono stato ovunque, in quasi tutte le fasce orarie. Mi piacerebbe poter fare un talk-show in seconda serata, dove ci si può concentrare più sui contenuti che non su tutto il contorno.”
Infine, qual è il consiglio che ti sentiresti di dare ai giovani che vogliono intraprendere questo mestiere?
“Il consiglio è quello di studiare. Nel mondo dello spettacolo ci sono diverse arti (canto, ballo, recitazione ecc..) non si può cantare se non si sa cantare e non si può recitare se non si sa recitare. Ci sono delle scuole e delle persone di esperienza che possono aiutare. Oggi ci sono molte più occasioni rispetto ad una volta, ma allo stesso modo anche molti più concorrenti che provano. Bisogna avere le idee chiare, essere tenaci e non affidarsi alle raccomandazioni.”
Antonio Licitra