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Giappone, l’imperatore Akihito ha abdicato: finisce così l’era Heisei

TOKYO – L’abdicazione dell’imperatore del Giappone Akihito è stata formalmente dichiarata ieri a Tokyo.
In una sobria cerimonia nella sala del Pino del Palazzo imperiale, davanti a 296 alti esponenti del governo e delle istituzioni, alla presenza dell’imperatrice e degli altri membri della casa imperiale, ha letto un discorso di circa due minuti.

È iniziata dunque ieri una due giorni fondamentale per il futuro della Casa imperiale giapponese: quella di ieri, infatti, è la prima abdicazione di un imperatore in 200 anni. Ad essa seguirà l’accesso al trono di un nuovo Tenno, Naruhito, che porta con sé l’inizio dell’era Reiwa.

Per i giapponesi, l’inizio di una nuova era rappresenta un’occasione per interrogarsi sullo stato dell’arte del paese, in una fase storica che è piena d’incertezze per la terza economia del mondo, la quale rischia di vedere il suo ruolo marginalizzato da una Cina sempre più arrembante in Asia orientale e dal tradizionale alleato statunitense sempre meno affidabile per quanto riguarda la gestione della sua sicurezza.

L’istituto dell’abdicazione è stato attivato in Giappone per l’ultima volta nel 1817, sono cioè oltre 200 anni che un Tenno non lascia il Trono del crisantemo da vivo. Questa scelta, comune nel Giappone classico e feudale, era così desueta da non esistere un percorso legislativo nella Legge sulla Casa imperiale. Dopo la richiesta di Akihito di poter lasciare il trono, con molte difficoltà il governo di Tokyo ha stabilito un percorso una tantum per l’abdicazione dell’imperatore ormai 85enne.

L’imperatore Akihito sarà ricordato come una figura paterna e unificante, il primo imperatore Sul trono di un Giappone ininterrottamente in pace. Un destino completamente diverso da quello del padre, Hirohito, che è stato invece il Tenno della spinta imperialista con innumerevoli guerre e della sconfitta nel secondo conflitto mondiale. È stato presente, visibile diversamente dalla tradizione dei Tenno nipponici, e in cammino in quello che qualcuno ha definito un pellegrinaggio.

Nello stesso tempo, tuttavia, la sua era è stata anche quella della stagnazione economica, di quella “crisi Heisei” che ha portato il Giappone a perdere il posto di seconda economia al mondo a favore della vicina e sempre più minacciosa Cina. Di questo, naturalmente, il Tenno uscente non ha responsabilità, essendo la sua figura eminentemente quella di “simbolo dello Stato”, come sancito dalla Costituzione nipponica di fatto scritta dagli americani ed entrata in vigore nel 1947.