GIBELLINA (TP) – Gibellina è arte. È un simbolo di libertà. È stata la patria di artisti e scultori di tutto il mondo. Non poteva non mettere la sua firma sull’appello “per salvare i gioielli turistici d’Italia”.
In buona compagnia con Montepulciano, Positano, Amalfi, Portofino. In tutto 30 Comuni. Con una richiesta al governo nazionale: “Non lasciateci soli”. Perché gli effetti economici della pandemia rischiano di portarli al collasso. Sono territori custodi di patrimoni straordinari, una vera e propria mecca per un turismo qualificato e spesso anche danaroso. Ma il virus ha cancellato, in pochi mesi, tante certezze.
Il sindaco di Gibellina Salvatore Sutera è diretto: “Anche noi siamo in ginocchio. Le nostre entrate sono ai minimi. Oggi a rischio è anche la cura del nostro straordinario patrimonio artistico, culturale, monumentale, architettonico, che è patrimonio di tutta Italia”. Così com’è diretto l’appello lanciato al premier Giuseppe Conte ed al suo esecutivo: via libera all’utilizzo dell’avanzo di amministrazione dei Comuni, sia della parte libera e destinata ma anche della parte vincolata; strumenti operativi per la manutenzione dei beni culturali, monumentali ed architettonici. Sutera aggiunge un particolare importante: “Le nostre risorse, in molti casi, non erano già sufficienti prima a garantire i necessari interventi per la tutela e la conservazione”.
E può recuperare anche un’altra presa di posizione per il 52esimo anniversario del terremoto del 1968. Ancora un appello. Al Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. In quella occasione l’assessore alla Cultura Tanino Bonifacio segnalò un’emergenza: “Le opere di Pietro Consagra non sono state mai oggetto di restauro, ma alcune di loro hanno subito un degrado strutturale ed ora sono a rischio. Ecco perché necessitano di un urgentissimo intervento di ripristino e di restauro conservativo”. Che però “comporta un importante investimento economico che il Comune non può sostenere”. Le opere di Consagra, amico personale, di Ludovico Corrao, il sindaco che aprì la città all’arte costruendo, come ha sottolineato Bonifacio, “una realtà identitaria di arte contemporanea, unica al mondo”, sono un simbolo nel simbolo. Non a caso una delle sue installazioni più famose, “La città di Tebe” è stata lo scenario, lo sfondo culturale, di un flashmob che ha visto l’intera amministrazione protagonista dopo i fatti di Minneapolis, con l’uccisione di George Floyd, l’afroamericano morto dopo essere stato immobilizzato da un poliziotto. Uccisione che ha scatenato proteste negli Stati Uniti ed in tanti altri Paesi, con un filo rosso che è arrivato a Gibellina.
“Non potevamo tacere – ha dichiarato il primo cittadino – su questo nuovo razzismo strisciante. L’arte di Gibellina è l’espressione umana di tutti i popoli del mondo e proprio da qui si innalza il nostro grido contro ogni forma di violenza”. Per l’assessore Bonifacio la città è infatti “un laboratorio di idee nel quale si esperisce il fare arte come incontro delle identità umane e culturali diverse. Oggi Gibellina racconta all’umanità che solo la conoscenza, l’arte e la cultura sono i grandi strumenti di crescita umana e sociale per combattere la follia della violenza e del razzismo”.