Intervista

La Giga-factory a Catania, l’idrogeno a Carlentini

CATANIA – Aumenti continui nel settore energetico. Elettricità, gas e il carburante stanno crescendo in maniera esponenziale, ben più velocemente dell’economia in generale e degli stipendi in particolare. Il rischio, ormai chiaro, è quello di dover cambiare stili di vita, come in occasione della crisi petrolifera degli anni Settanta, o che si interrompa quel lento ma necessario processo di crescita chiesto dal mercato e avviato a fatica dopo due anni di pandemia.

Occorre dunque accelerare sulla possibilità di diventare indipendenti, o quanto meno poco dipendenti, per l’approvvigionamento energetico, diversificando i partner internazionali produttori di materie prime, come si sta tentando di fare, o aumentando la produzione nazionale di energia.
In quest’ottica, le rinnovabili sono la chiave per poter portare l’Italia a dipendere sempre meno dall’estero per poter riscaldare le case o mantenere in attività le aziende. Sole e vento potrebbero diventare le fonti della “salvezza” per un Paese che, partito con l’acceleratore qualche decennio fa, ha poi rallentato, arenandosi nella burocrazia. Come spiega Ernesto Ciorra, Direttore della Funzione Innovability® – Innovazione e Sostenibilità – di Enel.

Lo abbiamo incontrato in occasione di una sua fulminea trasferta a Catania, territorio su cui la multinazionale sta investendo tempo, energie e denaro. “In Italia, l’energia rinnovabile equivale a circa il 43% – dice. Vuol dire, da una parte, che siamo partiti bene, ma dall’altra che siamo lenti. Siamo partiti prima degli altri Paesi, ma negli ultimi anni siamo andati più lentamente. La burocrazia e i tempi lunghi per la gestione delle pratiche amministrative ci hanno penalizzato”.

Lo stabilimento Enel di Passo Martino
Lo stabilimento Enel di Passo Martino
Lo stabilimento Enel di Passo Martino

Adesso, però, occorre cambiare passo sulla crescita delle rinnovabili: gli imprenditori ci sarebbero, così come i capitali. “Gli investitori ci sono – prosegue Ciorra – grandi o piccoli. Come l’Enel, ad esempio, la più grande al mondo per parchi rinnovabili, ma anche migliaia di piccoli imprenditori che vogliono puntare sulle rinnovabili. Il problema resta la lentezza nell’approvazione di queste pratiche”.

Prima di tutto, dunque, occorre sburocratizzare, alleggerire, velocizzare, approfittando dei fondi che arriveranno copiosi da Bruxelles. “Con il Pnrr di soldi ne arriveranno tantissimi – continua il Direttore -. Il problema resta quello di sbloccare i permessi o accelerare le autorizzazioni. Se il tempo è troppo lungo, gli imprenditori possono fuggire o stabilire di investire in altro. Ripeto, l’Italia è partita bene ma poi non è cresciuta come gli altri. Bisogna invertire questa tendenza”.

La Sicilia il luogo ideale per investire

E la Sicilia, in questo processo, potrebbe svolgere un ruolo strategico. Ricca di sole e vento, l’Isola per Ciorra è il luogo ideale per investire. Tanto è vero che Enel lo sta facendo e continuerà a farlo. “L’Isola può avere un grande ruolo per due ordini di motivi – spiega: innanzitutto, perché è un luogo dove si possono istallare impianti eolici e fotovoltaici perché possiede queste risorse naturali in abbondanza. E non dobbiamo ad andare a deturpare paesaggi, come dice qualcuno. Basterebbe già usare i tetti dei capannoni, dei condomini, di tutto ciò che si può utilizzare che, oltretutto, sarebbe così riqualificato. Il secondo ruolo che può giocare la Sicilia è quello di diventare una sorta di Silicon Valley per il fotovoltaico, il posto migliore al mondo per investire. La possibilità c’è, c’è già l’Etna Valley”.

La zona industriale di Catania resta infatti un centro nevralgico per la realizzazione dei pannelli fotovoltaici. Come sottolinea Ernesto Ciorra, qui si trova tutto il know how in materia. “Il pannello fotovoltaico è fatto di algoritmi, elettronica ed è fatto di materie prime – spiega. Per quanto riguarda l’elettronica abbiamo StMicroelectronics, un polo mondiale di ricerca con cui collaboriamo costantemente da anni. Per quanto riguarda i materiali e le tecnologie di costruzione del pannello, basti pensare che noi, per primi al mondo, abbiamo portato avanti quello bifacciale, che prende il sole davanti e dietro. Lo abbiamo fatto con una tecnologia nuova che è l’eterogiunzione. Abbiamo fatto più volte il record mondiale di cattura dell’energia del sole da parte delle singole celle che compongono il pannello e lo abbiamo fatto a Catania, a Passo Martino. Infine, il più grande laboratorio dell’Enel per l’integrazione di questi pannelli con le batterie, per immagazzinare l’energia prodotta e non sfruttata, e rilasciarla all’occorrenza, è a Catania”.

Ma sole e vento potrebbero non bastare. Soprattutto per decarbonizzare quei settori profondamente energivori. Ed anche in questo caso, la Sicilia si conferma luogo in cui investire e innovare. “In futuro non si brucerà il gas, ma l’idrogeno – continua Ciorra – che deve essere prodotto da un impianto rinnovabile. Noi lo stiamo realizzando a Carlentini, finanziato dell’Ue con i fondi del Pnrr. Sarà il più grande laboratorio d’Europa per la produzione dell’idrogeno. La nostra intenzione è fare della Sicilia orientale il centro di tutta la trasformazione energetica mondiale, di cui l’idrogeno fa parte, insieme ai pannelli, all’integrazione con le batterie e con le tecnologie che aiutano a efficientare anche la gestione dell’eolico”.

Manca la produzione dei pannelli

Manca la produzione vera e propria dei pannelli, forniti prevalentemente dal mercato cinese. E Catania, in questo senso, torna protagonista: sarà qui che, a breve, sarà inaugurata una delle più grandi Gigafactory d’Europa per la loro produzione. Un investimento di Enel di circa seicento milioni che creerà circa 1000 posti di lavoro diretti nel 2024 contribuendo alla ripresa della filiera del fotovoltaico Europeo; una valorizzazione dell’intera catena del valore che potrebbe generare fino a 100.000 posti di lavoro.

“Abbiamo pensato che possediamo le tecnologie, la manodopera specializzata, l’automazione, la capacità di fare record di celle e siamo più efficienti con questi pannelli rispetto a quelli dei cinesi, allora perché non farli in Italia – sottolinea Ciorra secondo cui, il primato siciliano potrebbe essere sfruttato anche in futuro. “Arriverà l’energia marina, ma ci vorranno almeno vent’anni – afferma. Ancora si stanno facendo solo esperimenti con piccoli impianti. Ma ci si sta lavorando a usare l’energia prodotta dal moto ondoso che potrebbe rendere il Paese autonomo”.

La strada avviata sembra quella giusta

La strada avviata sembra dunque quella giusta; le istituzioni, in questo momento, stanno favorendo la crescita del territorio in questo settore. Serve però fare più in fretta. “Se investissimo in Israele, il Paese ci pagherebbe l’80% degli investimenti e il 60% dei costi operativi – spiega ancora Ernesto Ciorra -. Abbiamo deciso di puntare su Catania non solo perché abbiamo qui le altre attività di ricerca e di studio, non solo perché siamo italiani e vogliamo portare più capitale intellettuale possibile in Italia, ma anche perché abbiamo trovata ampia collaborazione da parte delle istituzioni siciliane che ci hanno chiesto di investire qui, ci hanno dato disponibilità e supporto. Ora però occorre fare in fretta – conclude: stiamo aspettando una serie di permessi e oggi è arrivato il momento di accelerare”.