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Giorgia Bordignon, argento alle Olimpiadi, “Cerco di superare i miei limiti”

Giorgia Bordignon è la prima atleta italiana a vincere una medaglia ai Giochi Olimpici nella disciplina del sollevamento pesi. L’obiettivo, non centrato a Rio nel 2016, è stato raggiunto nelle recenti Olimpiadi di Tokyo 2020.

In una gara concitata, l’atleta delle Fiamme azzurre, 34 anni e originaria di Arsago Seprio (Varese), ha vinto la medaglia d’argento, la dodicesima per la Nazionale italiana partita per i Giochi Olimpici, nel sollevamento pesi (cat. 64 kg) con un doppio record italiano ossia 104 kg nello strappo e 128 nello slancio. Giorgia Bordignon è stata seconda solo alla canadese Charron che ha chiuso con i 236 kg, contro i 232 kg dell’atleta azzurra. La medaglia d’argento alle Olimpiadi di Tokyo 2020 va ad aggiungersi ad un palmarès che già vanta una medaglia d’argento e due medaglie di bronzo continentali.

Come ci si sente ad essere la prima donna Italiana ad aver vinto la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Tokyo nella disciplina del sollevamento pesi?

“È una bella emozione e anche una bellissima responsabilità perchè adesso i giovani prendono come riferimento il risultato e me come atleta”.

A chi dedica questa medaglia?

“A tutte quelle persone che ci sono state nell’ultimo anno e mezzo e mi hanno aiutata ad arrivare alla gara nelle migliori condizioni possibili”.

Ho seguito la gara. Mi è sembrata molto equilibrata, ma anche concitata e sentita. Cosa passava nella sua mente?

“In gara non ho percepito quella degli altri. Pensavo alla mia gara e basta. Quando è finita anche l’ultima prova di slancio e ho finito la competizione, da atleta dico mi dispiace per gli altri se non è emersa la gara che volevano, però le gare sono questo. A volte si vince, a volte si perde”.

Cinque anni fa, il podio non è stato raggiunto. Cosa è cambiato nell’approccio agli allenamenti e all’obiettivo in questi anni?

“L’approccio è sempre stato lo stesso. In allenamento, io cerco sempre di dare il massimo senza mai tirarmi indietro, ovviamente tra difficoltà e tutto il resto. Ho cambiato allenatore in questi cinque anni. Con gli allenatori della Nazionale, è cambiata anche la metodologia dell’allenamento. Evidentemente questo è servito per portare a casa questo risultato”.

Quanto la pandemia ha influito sulla preparazione di un’Olimpiade?

“Sulla preparazione non tantissimo. Anche se in quarantena, sono riuscita ad allenarmi portandomi a casa bilancieri e piastre. Ha influito a livello psicologico perchè comunque si soffriva il fatto di non fare gare, di essere a casa, di non stare con la squadra e di non sapere quando sarebbe ricominciato tutto quanto perchè continuavano a rimandare la quarantena e non si sapeva nulla”.

I primi approcci allo sport sono con il calcio, il nuoto, la pallavolo. È raro sentire parlare di sollevamento pesi. Come è arrivata a questa disciplina?

“Ho iniziato per caso. Quell’anno lì facevo il conservatorio. All’epoca suonavo, però non riuscivo ad andare avanti. Così ho mollato il conservatorio e mamma ha detto: “Vabbè vai in palestra fintanto che non decidi cosa vuoi fare”. Da lì, conoscendo anche altri ragazzi, ho cominciato e non ho più smesso”.

Cosa le piace del sollevamento pesi?

“Non c’è una cosa precisa. È un continuo cercare di superare i propri limiti, è una sfida con se stessi. Sono tante le cose che mi spingono a cercare il bilanciere tutti i giorni”.

Quanto lavoro c’è e quanti sacrifici ci sono dietro un risultato come la medaglia d’argento alle Olimpiadi?

“I sacrifici sono stare lontano dalla mia famiglia e da casa. Ho cambiato città spesso, proprio per potermi allenare al meglio. Ogni volta ricominciare da capo, cercare amici e rifare un minimo di vita privata perchè è quello a cui rinunciamo. I nostri amici sono la squadra che abbiamo quotidianamente in palestra. I sacrifici sono al di fuori della palestra. Per quanto mi riguarda, la palestra è la parte più semplice di quello che è la mia vita in realtà”.

Per chi vorrebbe avvicinarsi alla disciplina del sollevamento pesi, secondo lei quali sono le caratteristiche o qualità che si devono possedere?

“Il sollevamento pesi è una disciplina che si può adattare alle caratteristiche di ognuno. Non saprei dirle se c’è un prototipo fisico per cui si è adatti a questa disciplina. Guardando chi c’è in Nazionale oggi, abbiamo la persona bassa un po’ più grossa a quella molto magra e alta. Non esiste un prototipo”.

Quali sono le sfide del futuro?

“Non lo so. Io al futuro non ci ho ancora pensato. Adesso mi voglio godere questo momento e poi con calma penserò a quello che vorrò fare domani”.

Quindi, se le dico Parigi 2024?

“È da valutare!”.

Sandy Sciuto