François-Marie Arouet, detto Voltaire (1694-1778), fra le tante affermazioni di buonsenso, ne disse una che è rimasta agli annali: “Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente”.
Si tratta di un’affermazione che rispetta il principio etico del contraddittorio: chi afferma qualcosa deve provarla e non comportarsi come tanti cialtroni che accusano e poi pretendono che l’accusato li smentisca con delle prove.
Il dibattito libero, secondo il quale ogni cittadino/a può esprimersi senza vincoli o censure, è la base della Democrazia. Tuttavia, esso ha alcuni limiti e cioè i luoghi in cui si esprimono le idee, la presenza di contraddittori, la verità alla base delle affermazioni e via elencando.
La libertà è un valore assoluto, che però si distingue in due livelli: quella generale e la seconda individuale. Quest’ultima non deve mai soverchiare la prima, anzi da essa ne è limitata e ciò vale per qualunque libertà e per qualunque individualità.
Perché la premessa e a chi si riferisce? Si riferisce ovviamente al comportamento della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in relazione all’affaire di Antonio Scurati.
Quest’ultimo è uno scrittore, più o meno conosciuto, che voleva leggere in una trasmissione televisiva della Rai un suo monologo contro qualcuno o contro qualcosa (omettiamo volontariamente l’oggetto perché è noto).
Ora, lo Scurati voleva farlo in una trasmissione televisiva, nel periodo precedente alle elezioni in cui ferve una pre-campagna elettorale e, soprattutto, pretendeva un compenso, sembra, di 1.800 euro.
Dobbiamo subito dire, piaccia o non piaccia, che noi siamo contrari ai cachet che le televisioni pagano a questo o a quello, perché la partecipazione in un dibattito pubblico non deve avere vincoli e non deve avere pagamenti; diversamente si può pensare che quei compensi orientino ciò che si dice e ciò non deve accadere, perché nel dibattito ognuno, con onestà intellettuale, deve tentare di dare un contributo obiettivo e non di parte.
Inoltre, vogliamo sottolineare come nessuno debba assumere un ruolo arrogante parlando contro qualche altro.
La Rai ha vietato il monologo allo Scurati e ne è scaturito un putiferio, come se tale divieto fosse stato un attentato alla libertà di pensiero.
Ognuno è libero di dire ciò che vuole, ma non può pretendere di farlo in un ambiente dove vi è il servizio pubblico, come quello della Rai, che deve applicare regole egualitarie, in modo che nessuno possa prevalere su qualche altro. Per cui, sono i/le cittadini/e-telespettatori/trici che debbono formarsi convincimenti con la propria testa e non con la testa degli altri.
In ogni caso, la censura c’è stata, ma la presidente Meloni, con un colpo di teatro alla Voltaire, ha pubblicato sui suoi canali social il monologo di Scurati, che così è diventato di dominio pubblico. Il suo gesto è meritevole perché ha consentito di sgonfiare un caso che non doveva sorgere se non per questioni strumentali.
Tutti sanno così quale sia il pensiero dello Scurati, che si può condividere o meno, ma un fatto è certo: non poteva essere esposto senza contraddittorio.
Le regole dell’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione, non consentono arbitri, anzi obbligano all’obiettività, alla completezza, alla verità, come è dettagliatamente descritto nel Codice Deontologico dei Giornalisti. Se vi sono conduttori/trici televisivi/e o partecipanti ai dibattiti che non sono giornalisti/e, essi/e possono ignorare tale Codice, ma tutti/e quelli/e che iscritti/e all’Albo, professionisti/e o pubblicisti/e, hanno l’obbligo morale di osservarlo. Non sempre questo avviene e ce ne dogliamo.
La questione non è di poco conto perché, come è noto – e noi l’abbiamo scritto più volte – l’informazione orienta i/le cittadini/e, anche se non tutti/e, per fortuna, perché ve ne è una parte con grande spirito critico. Ma esclusi/e questi/e, tutti/e gli/le altri/e si fanno abbindolare dalle panzane e dalle bufale proferite ad hoc per indurli/e a fare cose che col buonsenso non si farebbero.
Per cui bisogna colpire senza indugio illusionisti e blablatori.