PALERMO – Ieri, 17 giugno è stata celebrata la Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità.
La Giornata è stata istituita dall’Onu e ieri ha offerto al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, l’occasione per ricordare che proprio “La Sicilia è stata fra le prime regioni italiane ad essersi dotata di un Piano contro la desertificazione”. La data è stata scelta perché il 17 giugno del 1994 veniva adottata a Parigi la Convenzione per la lotta alla desertificazione (Unccd), ratificata da 200 Paesi.
Il Comitato Nazionale di Lotta alla Siccità ed alla Desertificazione (Cnlsd) è stato istituito nel 1997 dal ministero dell’Ambiente con il compito di coordinare l’attuazione della Convenzione in Italia.
Musumeci ha ricordato che “Ad essere minacciati sono tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Gli studi degli esperti -aggiunge il governatore – hanno evidenziato come il territorio isolano mostri rilevanti segni di vulnerabilità. In particolare, le aree più critiche rappresentano oltre la metà dell’intera regione e un altro terzo è classificato come fragile. Con la redazione del Piano, a cura della nostra Autorità di bacino, da noi istituita dopo un trentennio, il governo regionale punta all’obiettivo, finalmente, di compiere un passo deciso in questa direzione”. Il governo regionale vuole adottare una strategia che delinei una governance unitaria di coordinamento e integrazione delle azioni nei vari settori d’intervento, anche nella programmazione delle varie risorse finanziarie, mettendo in campo una serie di azioni per contrastare i fenomeni erosivi, l’incremento della forestazione e la manutenzione del territorio”.
Per il ministero dell’Ambiente si devono evitare gli sprechi alimentari, ridurre la richiesta di acqua per le produzioni alimentari ed industriali; ridurre l’impronta idrica negli allevamenti; equilibrare la domanda di prodotti di origine animale; evitare che aree forestali, che proteggono la biodiversità e combattono il degrado del suolo e la desertificazione, vengano perse a causa della conversione dei terreni per gli usi agricoli, per il pascolo e la produzione di mangimi. Secondo uno studio vengono persi 24 miliardi di tonnellate di terra fertile ogni anno e 15 miliardi di alberi ogni ora. Le pratiche considerate non sostenibili sono le monocolture, l’uso di sostanze chimiche e il pascolo eccessivo. Secondo Legambiente, in Italia le regioni fortemente a rischio sono Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.