Ormai quasi da un quarto di secolo si celebra la Giornata della Memoria, istituita per commemorare pubblicamente e solennemente le vittime della Shoah e di tutti gli altri perseguitati dal nazismo per motivi politici, religiosi o per ragioni di orientamento sessuale. Ricordare quanto di spaventoso ed oltraggioso per l’umanità una tirannide è stata in grado di fare, annullando con indicibile barbarie ogni fondamentale principio di civiltà, è divenuto un obbligo con un’apposita legge. Il mondo aveva conosciuto la ferocia nazista sui campi di battaglia e nelle città occupate, ma quando il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa sfondarono i cancelli di Auschwitz, si dischiuse davanti all’umanità intera un mondo di dolore e di atrocità che neanche le fantasie più perverse avrebbero potuto immaginare.
Nell’immediato vennero accompagnati nel campo di sterminio molti abitanti delle cittadine vicine affinché si rendessero conto di cosa era accaduto nella loro patria, nella terra che era la loro madrepatria, a pochi chilometri dalle loro case. Costoro furono i primi inconsapevoli portavoce del messaggio che un ulteriore fallimento della civiltà non poteva e non doveva mai più avvenire. Poi chi era sopravvissuto ai campi di sterminio cominciò a trovare la forza per parlare e raccontare l’inenarrabile.
Poi la verifica giudiziale del processo di Norimberga, con gerarchi nazisti e capi della wehrmacht alla sbarra al cospetto di coloro che erano state le loro vittime ed ora si trovavano nei panni di testimoni ed accusatori. Emerse un cupo mare di efferatezze immenso che ribolliva ancora nell’anima e nella mente di chi lo aveva attraversato e che le truppe che gestivano i campi ormai in rotta non erano riusciti a cancellare, prima di fuggire. La loro ultima efferatezza, nascondere al mondo la verità di tante atrocità, violenze ed assassini di innocenti non era riuscita, non avevano avuto modo di nascondere la sporcizia delle loro azioni sotto il tappeto della piatta indifferenza dei tanti che avrebbero voluto dimenticare la guerra. Avvertendo la necessità di preservare il ricordo di questi fatti, per il forte valore precettivo ed educativo per le generazioni a venire, memoria che non potesse essere affidata alla buona volontà di gruppi e di associazioni private, in Italia, analogamente a quanto avvenuto in altri stati europei con la legge 211 del 20 luglio 2000, nasceva la Giornata della Memoria. Commemorazione che continuiamo a celebrare sino ad oggi, con iniziative ed atteggiamenti non sempre scevri da retorica.
In questi anni in cui è stato dato corso a questo dovere, non sono mancati i rigurgiti neonazisti anche molto ostentati, né le intolleranze antisemite, speso anche violente ed assassine. Ma nessuno poteva immaginare gli orrori del 7 ottobre, né una guerra di aggressione non dichiarata ma vigliaccamente portata da Hamas contro inermi cittadini israeliani, con assassini, stupri e rapimenti. Violenze come nessuno si attendeva, perché si pensava che tanta barbarie fosse stata sterilizzata dalla storia e dalla civiltà e che queste forze positive dell’evoluzione umana l’avessero relegata all’interno dei libri di storia, in cui l’indice delle date fosse il più inflessibile dei secondini. Subito dopo la reazione armata del popolo aggredito, con le polemiche immediatamente sollevate se fosse o meno proporzionato all’offesa subita. Ancor oggi che la guerra procede con tanti morti, vittime innocenti spesso involontari scudi umani, con i sequestrati ancora in mano ad Hamas, che continua a lanciare missili sulle città di Israele il cui esercito continua la sua avanzata.
Dal momento dell’aggressione nulla è stato e sarà come prima. Si è sollevato uno spartiacque il cui fronte che guarda al futuro non lascia intravedere nulla di buono. Le iniziative a livello politico di censura e boicottaggio contro Israele, le critiche delle piazze al suo preteso abuso di difesa, invocazioni della pace da ogni parte come se gli Ebrei ed Israele la pace non la volessero. Pace predicata ad ogni costo, anche con la certezza che diventi lievito per altre aggressioni e per lo spargimento di altro sangue innocente. Poi la caccia all’ebreo della Fiera del Gioiello di Vicenza, in cui secondo fonti ben informate non vi è stato un attacco ad un padiglione israeliano, come hanno riferito in coro i media, padiglione che peraltro non esisteva, bensì l’aggressione dei 500 malfattori era rivolta solo e direttamente nei confronti di cittadini italiani di fede ebraica. Questo deve farci riflettere molto, anche alla luce degli insegnamenti che innegabilmente ci giungono dalle celebrazioni della Giornata della Memoria.