Una Sicilia sempre più “vuota” e anziana. Questo il dato che emerge da un recente report Istat che sottolinea come l’Isola, nel corso degli ultimi sette anni, abbia visto partire circa 365mila giovani in cerca di un futuro migliore.
Un trend fortemente negativo, quello del territorio isolano, che conferma ancora una volta come la Sicilia non sia “una terra per giovani”, fiaccati dalla disoccupazione e dai lavori “trappola” che nascono insidie come contratti irregolari e stipendi inadeguati.
Un vaso di Pandora scoperchiato, si potrebbe dire, poiché dello spopolamento della Sicilia – specialmente da parte dei più giovani – se ne parla da sempre al di là delle dichiarazioni di circostanza, senza però riuscire mai a intervenire con politiche adeguate per tamponare l’emorragia.
Ma quali prospettive ci sono per il futuro e cosa può fare la politica regionale? In queste settimane qualcosa sembra timidamente muoversi. Vi è un recente disegno di legge depositato alla Sesta Commissione dell’Ars da parte di Forza Italia, con prima firmataria Luisa Lantieri, e denominato “Torno in Sicilia”, che mira a richiamare nell’Isola tutti quei “giovani talenti” che hanno dovuto abbandonare il territorio nel corso di questi anni.
La proposta di legge sottolinea come sia necessario “un intervento in favore dei troppi giovani altamente qualificati che sono stati costretti a lasciare la Sicilia (o che rischiano di farlo ogni giorno) e di cui il tessuto economico e produttivo regionale non può fare a meno”.
La misura, nel dettaglio, riconosce un contributo pari a 2mila euro in base ad alcuni criteri che devono essere soddisfatti. Tra questi, quelli secondo cui i giovani debbano essere stati assunti da un datore di lavoro privato sul territorio regionale “a tempo indeterminato e con attività lavorativa svolta a tempo pieno o parziale”.
Inoltre, viene richiesto un “livello di inquadramento contrattuale corrispondente al profilo professionale posseduto” ed “essere residenti e domiciliati sul territorio regionale alla data di presentazione della domanda”.
Per chi non è domiciliato sul territorio regionale nei trenta giorni precedenti alla data di assunzione, è riconosciuto un altro contributo di 500 euro per un massimo di tre anni al fine di trovare un’adeguata “sistemazione abitativa”. Il disegno di legge dispone, inoltre, un aumento ulteriore di 500 euro del contributo “qualora il nucleo familiare del richiedente comprenda due o più minori”.
Il disegno di legge presentato dagli azzurri in Sicilia potrebbe non essere però l’unico provvedimento che verrà discusso all’Ars. Il deputato regionale del Partito Democratico e capogruppo Dem, Michele Catanzaro, sottolinea a QdS.it come anche dall’opposizione a metà gennaio 2023 sia stato presentata un’altra proposta incentrata sul richiamo dei giovani talenti in Sicilia.
“Quello dei giovani per me è stato sempre un argomento ‘faro’. Come Sicilia siamo stati la penultima Regione d’Italia a dotarsi di una legge sui giovani, la stessa che nel 2018 ho presentato io”, sottolinea Catanzaro. “Il ddl che abbiamo presentato riprende quello portato avanti dall’Emilia Romagna, Regione molto avanti per quanto riguarda i giovani. Quel disegno di legge è stato esitato e la Regione intende inserirlo nell’ordinamento regionale”.
“Con questa proposta – aggiunge – riteniamo necessario entrare nel merito dell’emigrazione giovanile. La Sicilia ha un forte capitale umano che viene però offerto a tutte quelle aree produttive del Nord Italia. Questa idea nasce per cercare di richiamare i laureati e i professionisti, non cedendo più all’emigrazione verso il Nord”.
“Si vogliono attuare delle misure basate sull’attrazione di talenti a elevata specializzazione. Abbiamo previsto degli incentivi per le aziende, inserite nel titolo 4 del disegno di legge. Si parla dell’attuazione di un programma triennale e di norme finanziarie che individuano degli oneri derivanti dal testo che estrapoliamo per mettere al punto delle attrattive finanziarie”.
In particolare, Catanzaro sottolinea come con il disegno di legge si intenda lavorare “sui fondi di politica di coesione”. “Se c’è la volontà del Governo potremmo lavorare insieme sull’idea”, sottolinea ancora. “Se la maggioranza ha intenzione di intervenire in forma congiunta su qualcosa che possa andare ad arricchire la nostra terra, lo potrebbe fare mettendo la volontà finanziaria ed economica“.
“Mi è sempre piaciuto convenire con l’Aula e i colleghi parlamentari. Inoltre, le norme che ho presentato sono sempre passate all’unanimità. Vuol dire che non c’è soltanto uno slogan politico come il Governo di Centrodestra è stato invece abituato a fare”.
“Sono pronto a mettermi attorno a un tavolo per ragionare insieme”, prosegue Catanzaro. “Il problema reale non è tanto l’approvazione della norma, ma la sua attuazione. Altrimenti di norme e slogan non ce ne facciamo niente. Dobbiamo lavorare sull’emigrazione di professionalità per riportare indietro i giovani e arricchire soprattutto la nostra Isola”, conclude il capogruppo del Partito Democratico all’Ars.