L’espressione giovani turchi nacque alla fine dell’impero ottomano, e riguardava la voglia di modernità di una nuova generazione, allora capitanata dall’avvento di Mustafà Kemal Atatürk, leader della Turchia moderna.
In Italia furono denominati “giovani turchi” quella generazione di giovani democristiani che cercavano di farsi strada negli anni 50, con l’avvento della segreteria di Amintore Fanfani. I più famosi erano i sassaresi Cossiga, Pisanu e Soddu, e in Sicilia Salvo Lima a Palermo e Nino Drago a Catania. Questa espressione fu ripescata con l’avvento di Renzi, indicando i tanti giovani che scalpitavano in quel periodo. Non si tratta di un modo di intendere la politica in senso di appartenenza o ideologico. È più un Animal Spirit generazionale, che proviene dalla spinta di crescita connaturata a età più giovani e ambiziose, a energia da mettere in campo, e viene quasi sempre collegata a costruzioni di macchine territoriali del consenso, macchine che vanno progressivamente sovralimentate, di conquiste e obiettivi.
Oggi in Sicilia dietro ai grandi vecchi della politica siciliana, Schifani, Cuffaro, Lombardo, spinge una nuova generazione che aspira alla leadership. I giovani turchi di oggi sono Tamajo, Sammartino e Galvagno, che hanno già raggiunto ruoli prestigiosi, ma che sono quasi naturalmente costretti a crescere, per consentire ai poderosi seguiti che hanno costruito lo sviluppo, se non il mantenimento dello status quo. Tutti e tre sono potenziali candidati alla presidenza della Regione, e si scontreranno molto probabilmente con l’unico ex giovane turco, ormai cinquantenne, Cateno De Luca. Troveranno una quadra i tre giovani campioni del centrodestra? I vecchi dioscuri ex DC gli consentiranno di comandare? Quien sabe. Intanto ci sono le europee, e si misureranno in campo, direttamente o indirettamente. Chi prenderà più voti? E questo basterà? A volte i voti non si contano, ma si pesano sulla bilancia delle alleanze possibili. Comunque il futuro passerà da lì.
Cosi è se vi pare.